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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 20:38.

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Con un emendamento alla legge di Stabilità, il Governo prova a tirar fuori dall'empasse il progetto Tempa Rossa. Si tratta del giacimento petrolifero della Basilicata, la cui base logistica è prevista a Taranto nella raffineria Eni. Proprio questa parte, però, è fortemente avversata dalla Regione Puglia, dal Comune di Taranto e dai movimenti ambientalisti in quanto temono un aumento dell'inquinamento. Nelle scorse settimane il Comune di Taranto ha approvato il piano regolatore portuale escludendo però dalle opere previste l'allungamento del pontile petroli dell'Eni, che è una delle due opere necessarie a Tempa Rossa (l'altra sono i due serbatoi di stoccaggio del greggio che a Taranto arriverà con l'oleodotto della Val D'Agri già esistente). Gli ambientalisti, invece, chiedono la revoca dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che il ministero dell'Ambiente ha rilasciato tempo addietro al progetto e l'applicazione agli strumenti urbanistici di Taranto della Direttiva Seveso in modo da rafforzare e inasprire i vincoli anti Tempa Rossa.

Ora arriva l'emendamento alla legge di Stabilità col quale il Governo si prefigge di consentire «l'effettiva realizzazione dei progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi». In pratica, «il regime di autorizzazione unica» di competenza del Mise viene esteso «a quelle opere e infrastrutture necessarie e indispensabili per assicurare il loro sfruttamento» nell'ottica di dare anche un «significativo impulso» all'occupazione. Per «semplificare la realizzazione di opere strumentali alle infrastrutture energetiche strategiche», recita l'emendamento, l'autorizzazione unica varrà per «le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazione».

In sostanza è proprio quello che prevede Tempa Rossa per Taranto. Infatti il greggio estratto in Basilicata, una volta giunto alla raffineria dell'Eni, non verrà lavorato ma solo stoccato e successivamente imbarcato sulle petroliere che lo trasferiraranno agli utilizzatori finali. Di qui le due opere previste a Taranto: serbatoi e pontile allungato di 350 metri. Con l'emendamento, inoltre, il Governo assicura il coinvolgimento delle Regioni interessate con lo strumento dell'intesa ma prevede anche la remissione degli atti alla presidenza del Consiglio qualora l'intesa non sia raggiunta.

L'intero progetto Tempa Rossa vale complessivamente 1,6 miliardi di euro tutti di provenienza privata. In Basilicata sono già partite le prime opere. La parte tarantina vale invece 300 milioni con una ricaduta di cantiere di 50 imprese e 300 occupati. Comune di Taranto e ambientalisti contestano alle compagnie petrolifere un aumento del 12 per cento delle emissioni inquinanti derivanti dai composti volatili del greggio. Anche la Regione Puglia è sulla stessa linea. Total, Shell e Mitsui hanno invece assicurato che Tempa Rossa per Taranto avrà impatto zero, perchè lo prescrive l'Aia rilasciata dal ministero dell'Ambiente, e inoltre con la rivisitazione tecnica del progetto si avrà anche una riduzione dell'inquinamento della raffineria Eni per un totale di 64 tonnellate annue. La delibera del Comune sul piano regolatore del porto ha già sollevato le proteste dell'Autorità portuale, della Provincia e di Confindustria. Che ora temono ricorsi che potrebbero bloccare anche tutti gli altri investimenti nell'area portuale.

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