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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 16:20.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2014 alle ore 16:51.

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Il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, lo conferma: il mio compito all'Ilva è finito. Gnudi sceglie l'audizione di oggi alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera per confermare che lascia l'incarico che il Governo gli ha affidato ai primi di giugno scorso, quando decise di sostituire Enrico Bondi, rimasto per un anno alla guida dell'Ilva. «Il mio compito finisce con l'amministrazione straordinaria» afferma Gnudi. E aggiunge: «Spetta a Governo e Parlamento decidere ma penso che la strada scelta sia quella di fare ricorso all'amministrazione straordinaria con un decreto che modifica la legge Marzano sul modello cosiddetto Alitalia e prevede norme ambientali. Dopo si deciderà cosa
fare: l'ipotesi in campo è quella di un soggetto, che non può che essere pubblico, che prenda in affitto l'azienda e risolva il problema ambientale e il problema del dissequestro degli impianti». Secondo Gnudi, infatti, «se non si risolvono questi problemi, nessun privato metterà centinaia di milioni e più di investimenti sul tavolo».

Gnudi inoltre conferma che, con la seconda rata del prestito ponte accordata dalle banche nei giorni scorsi (125 milioni), l'Ilva ha finito i soldi: «Noi i denari li abbiamo finiti, abbiamo pagato gli stipendi di novembre, penso riusciremo a pagare quelli di dicembre, faremmo fatica ad andare oltre». E a proposito del rischio che l'Eni a fine mese blocchi la fornitura del gas al siderurgico di Taranto perchè l'Ilva non riesce a garantire una fideiussione di 240 milioni sul 2015, Gnudi afferma: «Non credo che Eni cesserà forniture, sarebbe una catastrofe. L'Eni ci ha chiesto una fideiussione di 240 milioni. Noi non possiamo farlo. Abbiamo chiesto di poter pagare settimana per settimana in anticipo e anche questo non ci è stato concesso. Ma finora abbiamo pagato tutte fatture».

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