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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 11:24.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2014 alle ore 11:37.

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Anche il disagio sociale, che in Italia sta crescendo, ha le sue curiose e imbarazzanti contraddizioni: i bonus per l'energia elettrica e il gas non decollano. Anzi, vanno decisamente a rilento. Non per mancanza di soldi, che ci sono. Ma per mancanza di richieste, che arrivano col contagocce. Sarebbero ben 2,9 milioni le famiglie bisognose che avrebbero diritto di chiederlo per l'elettricità, 2,3 milioni quelle che potrebbero ottenerlo per il gas. Ben una famiglia su dieci, o poco meno.

Peccato che a farsi avanti (o meglio, ad avviare e concludere l'iter previsto per godere del sussidio) sia solo un terzo degli aventi diritto per l'elettricità e poco più di un quarto per il gas. I problemi? Vecchie conoscenze del nostro paese: le complicazioni nelle procedure, l'imperante burocrazia che costringe ad uno slalom tra le competenze e le mansioni spartite tra lo Stato centrale e i comuni. Mettiamoci anche l'avarizia delle istituzioni nel propagandare efficacemente questa opportunità.

Insomma, ad informare la gente. A cui si aggiunge un altro ostacolo: il comprensibile pudore delle famiglie bisognose a “istituzionalizzare” nero su bianco il loro stato di disagio.

Nuove alleanze
Come rilanciare il bonus? Qualche idea viene dalla stessa Authority per l'energia: semplificare le procedure, diffondere meglio la comunicazione, rendere più efficienti i meccanismi così da liberare oltretutto risorse aggiuntive che potrebbero allargare la platea dei beneficiari. Si può fare? Forse sì. Anche perché ora l'Authority può contare su un forte alleato in più: il sindacato confederale. Viene infatti dall'Associazione Bruno Trentin (l'apparato di ricerca e formazione della Cgil) un dossier-proposta che analizza la crescita del disagio sociale nel nostro paese concentrando l'attenzione proprio sulla povertà energetica. Che cresce a una velocità addirittura superiore - si rimarca nel dossier - rispetto all'indice generale del disagio. Quasi 2 milioni di famiglie, circa 7%, sono in povertà assoluta. Una famiglia su otto ha superato il disagio sociale: negli ultimi anni il nostro paese, ci ricorda la fondazione Bruno Trentin, è pericolosamente sceso nella parte bassa della classifica del benessere in Europa.

Va detto che per i bonus energetici non siamo stati fermi. Abbiamo fatto più o meno quello che hanno fatto, anche se ognuno a modo suo, gli altri paesi. Con una formula (vedi la scheda in allegato, predisposta dall'autorità per l'energia) che sembrava poter funzionare. Ma abbiamo progressivamente inanellato un imbarazzante record: lo scostamento tra le risorse accantonate e quelle erogate. Tra il 2008 il 2012 – ci ricorda l'Associazione Bruno Trentin nel dossier - le somme confluite per questo scopo della cassa conguaglio per il settore elettrico hanno superato il miliardo di euro ma sono stati assegnati alle famiglie solo 555 milioni di euro in totale, poco più di 376 per l'elettricità e poco più di 178 per il gas. Dunque solo il 34% degli aventi diritto al bonus elettrico e il 27% di quelli che avrebbero dovuto e potuto usufruire del bonus gas li hanno effettivamente chiesti e ricevuti.

Le risorse non mancano
Insomma, i soldi ci sono. E non costano neanche tanto alla comunità. L'attuale sistema di prelievo su tutte le bollette degli italiani, necessario a finanziare il bonus, pesa infatti per meno di un euro l'anno in media sulla bolletta dell'elettricità. Tant'è che nello studio del sindacato si ipotizza anche un incremento della dotazione finanziaria per sorreggere un allargamento della platea, come del resto propone l'Authority di settore nelle proposte di “adeguamento” del meccanismo inviate al governo. Proposte che, in sintonia con le richieste formulate ora dal centro studi della Cgil, prevedono anche una semplificazione dei meccanismi di validazione dell'erogazione delle prestazioni, che ora costringono a dimenarsi tra vari livelli di adempimenti affidati allo stato e ai comuni. Un percorso burocratico – denuncia il dossier - che oltretutto brucia sotto la voce “spese di gestione” ben il 7% dei fondi.

I primi interventi? Nel dossier di chiede “una maggiore automatizzazione” dei processi, un coordinamento affidato ad un unico soggetto, “ad esempio l'Acquirente unico” (l'organismo pubblico che acquista l'elettricità all'ingrosso per chi ha i contratti di maggior tutela eredità delle vecchie tariffe energetiche amministrate, ndr), un ripensamento-potenziamento del sistema tecnico di gestione. Ma decisiva potrebbe essere un'opera di divulgazione del meccanismo e di consulenza alle famiglie che ne hanno diritto. Con una nuova alleanza operativa che coinvolga, vista la convergenza della diagnosi e delle proposte, l'Authority, i sindacati e naturalmente le grandi associazioni dei consumatori.

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