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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 08:13.

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Savigliano (cuneo)

Insieme a La Rochelle, lo stabilimento di Savigliano, nel Cuneese, è il polo di riferimento per l’alta velocità del gruppo Alstom. Con oltre mille addetti diretti, un indotto di un altro migliaio di lavoratori e una capacità produttiva che tocca i 100 treni all’anno, la Alstom di Savigliano «è un patrimonio da salvaguardare», così la descrive Domenico Annibale, delegato per le relazioni industriali di Confindustria Cuneo.

Un patrimonio a cui si guarda con qualche preoccupazione. «Lo stabilimento ha sofferto un pò – aggiunge Annibale – e le prospettive da qui a un anno non sono così felici, questo ci preoccupa per il peso che uno stabilimento di queste dimensioni ha per un territorio come Savigliano e per le ricadute che genera in termini di servizi, mense e manutenzione degli spazi».

Oggi a Savigliano si lavora per costruire 50 treni regionali Coradia Meridian per chiudere le commesse Trenitalia e Gruppo Fnm e per completare gli ultimi tre pendolini destinati alle Ferrovie Federali Svizzere - su un ordine di 8 treni – mentre la commessa per le ferrovie polacche è chiusa. A inizio 2015 comincerà poi l’attività di manutenzione straordinaria dei 19 Pendolini ETR 600 e 610 della flotta Trenitalia. Ma per mettere in sicurezza il polo piemontese servono nuove commesse, per riattivare il ciclo della progettazione e per garantire una nuova mission produttiva allo stabilimento piemontese. Per questo si guarda con speranza a nuovi mercati e al ruolo che l’esecutivo potrà giocare in materia di trasporti.

«L’Italia – aggiunge Annibale – dovrebbe fare la sua parte rilanciando gli investimenti sul trasporto ferroviario, questo darebbe una mano». La preoccupazione del mondo economico rimbalza fra i sindacati. «Abbiamo chiesto al Governo – sottolinea Bruno Gosmar, segretario provinciale della Uilm di Cuneo – di aprire un tavolo nazionale su Alstom. Ad oggi mancano chiare prospettive industriali, si stanno esaurendo le commesse in capo allo stabilimento piemontese e siamo in attesa che il Gruppo chiarisca la funzione che vuole assegnare al polo dopo l’operazione Ge». Mancano gli investimenti, aggiunge Barbara Tibaldi della Fiom di Cuneo, «per rilanciare il Pendolino in vista delle nuove normative europee che entreranno in vigore dal 2017». Si è appena chiuso il piano di mobilità volontaria per 60 addetti, soprattutto nel settore amministrazione e progettazione, «mentre in primavera - aggiunge Tibaldi – ci aspettiamo un periodo di cig per almeno metà dei 400 operai».

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