Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2015 alle ore 09:49.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2015 alle ore 16:05.

My24

Si dice energia, si legge svantaggio. Innanzitutto per il costo, ma non soltanto per questo. Intorno ai temi energetici da anni le imprese lavorano sulla via dell'efficienza e dell'innovazione. In un contesto che però non aiuta. «L'importanza che ha la componente energetica nella chimica è elevata: siamo un settore definito energivoro perché abbiamo produzioni dove l'energia assorbe la gran parte dei costi della produzione.

Ci sono settori dove questa componente è addirittura maggiore al costo della manodopera: in alcune produzioni l'incidenza dei costi energetici può superare il 45% dei costi di produzione. Quando si ha una componente di costo che ha questa preponderanza e costi energetici fino al 30% superiori agli altri paesi ci si trova in una condizione di svantaggio competitivo». Come spiega Erwin Rauhe, vicepresidente di Federchimica, nella chimica è inevitabile sottolineare l'importanza della componente energetica e di mantenere la competitività a livello internazionale dove ci si confronta in un mercato aperto. «Questo significa che un paese che ha costi energetici più vantaggiosi spiazza il concorrente italiano dal mercato globale», continua Rauhe. Non è un caso che molta industria di base, energivora, abbia significativamente ridotto la sua presenza in Italia. «È un tipico aspetto, poco sottolineato, che caratterizza il nostro paese e che trova la sua causa principale nel fatto che l'Italia non è competitiva per la parte energetica», osserva Rauhe.

Tra gli aspetti più critici vi sono i contratti di interrompibilità, oggi in discussione, per i quali in Federchimica auspicano un segnale positivo che consenta l'operatività delle imprese e la tutela di impianti importantissimi. «L'interrompibilità dal punto di vista industriale non è un beneficio, ma un servizio reso al produttore di energia. L'industria si sottopone al fatto di dover sopportare il distacco di alcuni carichi di rete per modulare la richiesta di energia elettrica, ma è indispensabile che al settore chimico resti assegnata la stessa quantità di energia in regime di interrompibilità assegnata precedentemente perché se dovesse avvenire uno spostamento sulle quantità assegnate si metterebbero a rischio produzioni ormai consolidate. E potrebbero esserci grandi difficoltà in alcuni settori, come per i gas tecnici», spiega Rauhe.

Non va dimenticato, peraltro, che il settore, come dice Rauhe, «ha dato il suo contributo e sul tema dell'efficienza ha ridotto significativamente i consumi per unità di prodotto o nel complesso a parità di produzione. Quando si parla di consumi energetici parliamo anche di gas effetto serra e in questo caso l'industria chimica è la soluzione del problema, non la causa. Prendiamo per esempio la fusoliera di un aereo: se per produrla è necessario emettere gas serra, l'alleggerimento del peso dell'aereo attraverso materiali più evoluti consente di abbassare le emissioni.». Per non parlare delle abitazioni dove «un isolamento efficace – cita Rauhe – può ridurre il consumo per riscaldamento e condizionamento».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi