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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 13:54.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2015 alle ore 17:27.

Dopo l’anteprima al Festival del cinema di Roma e una proiezione a Spoleto, esce nelle sale italiane, a partire da Bologna, «Meno male è lunedì», il docu-film firmato dal giornalista Filippo Vendemmiati che racconta la storia di Fid, Fare impresa in Dozza, l’impresa sociale costituita nel carcere bolognese, quasi tre anni fa, da tre big della packaging valley del capoluogo emiliano: Gd, Ima e Marchesini Group.

Una scommessa vinta. E una esperienza unica in Italia, con la quale tre grandi gruppi industriali sono riusciti fino ad ora a formare e ad assumere una trentina di detenuti, dei quali circa nove, dopo aver scontato la pena, sono stati collocati in aziende dell'indotto con contratti a tempo indeterminato. Anche il film è stato realizzato con il contributo dei tre colossi del packaging e, in parte, della Regione Emilia Romagna. Contribuito che ha coperto circa la metà delle spese sostenute dalla casa di produzione, Tomato Doc&Film. Un budget ridotto ai minimi termini per realizzare un lungometraggio del quale sono protagonisti gli stessi detenuti e i tutor che li formano, ex tecnici e operai in pensione dei tre gruppi industriali, ai quali viene garantito un rimborso spese per la loro attività.

«Ho cercato di raccontare il rapporto professionale ma anche umano – spiega Vendemmiati – che si è creato tra i carcerati e gli ex operai che li seguono. Un rapporto straordinario, perché si confrontano da pari». Fid è un’impresa a tutti gli effetti, nata da una idea di Giorgio Italo Minguzzi, docente di Diritto commerciale all'Università di Bologna che ha poi trovato subito alleati convinti nei vertici dei tre big della meccanica e nella Fondazione Aldini Valeriani, vale a dire l'istituto superiore che nel capoluogo forma da anni i tecnici richieste dalle aziende della regione.

Grazie al riadattamento della palestra del carcere, trasformata in officina, è nata ed è cresciuta un'azienda, dove i detenuti – tutti assunti con il contratto nazionale dei metalmeccanici – assemblano e montano i componenti meccanici destinati alla filiera. Minguzzi oggi è il presidente di Fid, affiancato da Gian Guido Naldi, amministratore delegato. «Abbiamo già raggiunto l'obiettivo del pareggio di bilancio al netto del contributo previsto per i tutor», spiega Naldi. Gli ex operai in pensione portano all'interno del carcere non solo le loro competenze ma anche l'orgoglio professionale. A loro volta i detenuti – attualmente ne sono impiegati dodici, dei quali circa la metà stranieri – imparano un mestiere che, come recita la stessa ragione sociale dell'azienda, «fornisce una opportunità di lavoro stabile e duratura, recuperabile al compimento del periodo detentivo».
Applaudito a Roma e già richiesto anche dalla Commissione europea, nell'ambito delle attività di promozione della produzione cinematografica, il docu-film sarà proiettato anche da Gd, Ima e Marchesini, con un evento rivolto ai dipendenti.

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