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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 18:42.

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L'allarme è stato rilanciato a ridosso dell'Epifania da Davide Faraone, sottosegretario al Miur e leader dei renziani di Sicilia, con un comunicato stampa al vetriolo: «L'Ismett - ha scritto - non è una Asp. Sono preoccupato da come si sta gestendo la vicenda in Sicilia. Avverto sintomi di normalizzazione di un'istituzione di rilevanza nazionale che in quindici anni ha ottenuto risultati straordinari. Spiace che qualcuno a livello regionale lasci intendere che l'Ismett agirebbe da privato con fondi pubblici, quasi a indicare che questi vengono utilizzati per finalità diverse da quelle per cui sono stati attribuiti».

L'Ismett (Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione) è nato nel 1997 grazie a una partnership tra la Regione siciliana, attraverso le Aziende Ospedaliere di Palermo “Arnas Civico” e “Vincenzo Cervello”, e Upmc (University of Pittsburgh Medical Center) e nel tempo ha dimostrato di essere una vera e propria eccellenza non solo nazionale nel campo dei trapianti ed è riuscito a invertire il flusso della cosiddetta migrazione sanitaria.

Oggi L'Ismett, che ha 656 dipendenti di cui 168 a carico di Upmc cui si aggiungono si aggiungono 35 ricercatori tra Upmc e Ismett finanziati con risorse per la ricerca a fondo perduto, sia nazionale che europei (circa 20 milioni di euro in questi ultimi anni), è controllato dall'Azienda ospedaliera Civico-Di Cristina-Benefratelli che ne possiede il 55% delle quote mentre il resto è in mano all'Università di Pittsburgh (il 44% direttamente e l'uno per cento attraverso la holding dell'Università americana): secondo l'ultimo bilancio depositato (31 dicembre 2013) ha fatturato 61 milioni con un trend in crescita del 51,62 per cento, una perdita di 5,7 milioni e un Mol negativo per due milioni.

Faraone, in fondo, si è fatto portavoce di timori che serpeggiavano da tempo più o meno manifestatamente e ha messo nero su bianco anche il timore che «La perdita del rapporto con Upmc lascerebbe scoperto di una guida fondamentale per il mantenimento e l'espansione della sua attività sanitaria, oltre a compromettere la progettazione e la gestione del centro di ricerche Ri.Med ». 

Ovvero la costruzione di un Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica a Carini nel palermitano su un'area di 180.000 metri quadrati che darà lavoro a più di 600 persone e attrarrà e farà sorgere imprese biotecnologiche con uno straordinario impatto economico e sociale per il territorio siciliano e per l'Italia: il Governo ha assegnato al progetto 290 milioni .

Stessa cosa ha fatto immediatamente dopo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando sceso in campo a difendere un centro che «che negli ultimi quindici anni ha portato in Sicilia cure di altissimo livello, ha curato oltre 50.000 pazienti, di cui 1.500 trapiantati provenienti da tutto il Mediterraneo». Dichiarazioni che hanno avuto, come primo effetto, quello di alimentare la polemica politica soprattutto con il presidente della Regione Rosario Crocetta: «Faraone non conosce quello che fa il suo stesso governo - ha detto Crocetta - la convenzione iniziale, scaduta il 31 dicembre scorso trovava ragione sulla base della sperimentazione . La condizione affinché l'Ismett potesse essere riconosciuto come centro di cura per la ricerca scientifica era che venisse incardinata nel sistema sanitario e il percorso è stato concordato con il ministero della Salute e dell'Economia. Non è in discussione il rapporto con gli Usa, per intenderci, solo che gli americani possono avere un rapporto convenzionato. Non è che l'Ismett potrà trasferire tutti gli utili, come ha fatto con la vecchia convenzione, a Pittsburgh. Da questo momento comincia un altro percorso. L'università di Pittsburgh non può essere padrona dell'Ismett che è pagato dalla Regione».

Ma come stanno veramente le cose? Difficile capirlo dall'Ismett: i vertici dell'Istituto non parlano. Si sa che la convenzione tra L'Istituto, che nel frattempo ha ricevuto il riconoscimento di Istituto di ricerca di rilievo nazionale (Ircss), e la Regione è scaduta il 31 dicembre del 2014 e che è stata prorogata di tre mesi. E si sa che è stato avviato un tavolo tecnico paritetico cui partecipano tutte le parti in causa (i due soci dell'Ismett e rappresentanti della Regione) con l'obiettivo di arrivare alla definizione e alla firma della nuova convenzione: una riunione si è tenuta proprio lunedì scorso. «Le notizie riportate nei giorni scorsi - dice l'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino - non rispondono al vero: la Regione non ha mai messo in discussione il valore scientifico dell'Ismett ed è stata la Regione a chiedere e ottenere il riconoscimento di Istituto di ricerca di rilevanza nazionale . Noi ci dobbiamo misurare con le norme in vigore: l'anno scorso ala giunta regionale ha approvato due delibere sulla spending review che tengono conto anche del grande valore dell'Ismett. E proprio in forza di quelle delibere e grazie alle deroghe contenute nella legge di stabilità nazionale abbiamo destinato all'Ismett 93 milioni a fronte di 78 posti letto disponibili cui se ne aggiungeranno altri 20: se non considerassimo l'alto valore di Ismett a conti fatti potrebbero bastare anche 50 milioni».

A dare man forte al governo regionale la Cgil con una nota che porta la firma Michele Palazzotto e Renato Costa, rispettivamente segretario generale della Cgil Fp Sicilia e segretario regionale della Cgil Medici: «Non si capisce perché l'Ismett dovrebbe mantenere condizioni di assoluto privilegio rispetto a tutte le altre strutture del servizio Sanitario Regionale - scrivo i due - . È appena il caso di ricordare che a tutt'oggi le prestazioni svolte da Ismett vengono rimborsate dalla Regione con un incremento del 37% in più rispetto a tutte le altre strutture sanitarie, come riconoscimento dell' eccellenza di tali prestazioni. A questo punto non si capisce perchè, oltre alle sopracitate condizioni di privilegio, la regione deve erogare somme per compensare prestazioni sanitarie non rese dall'Istituto e non si capisce inoltre perchè alle altre strutture sanitarie vengono negate erogazioni aggiuntive. Non si capisce neanche perché il reclutamento del personale di Ismett non deve seguire le normative valide per il Servizio sanitario, e perchè è possibile pagare stipendi ad alcuni medici di oltre mezzo milione di euro, e ancora perché, trattandosi di un ospedale regionale, non si svolga al suo interno la normale contrattazione sindacale».

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