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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2015 alle ore 17:37.
L'ultima modifica è del 15 gennaio 2015 alle ore 18:49.

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È stata personalmente “corteggiata” da tre governatori, a colpi di incentivi e agevolazioni. Alla fine, fra le tre offerte statunitensi (di Indiana, Kentucky e North Carolina), Sirmax ha scelto quella dell’Indiana, lo stato più strategico rispetto al suo core business, territorio che mette a disposizione 5 milioni di dollari a fondo perduto, un’area di 100mila metri quadri, un raccordo ferroviario e l’allacciamento di tutte le utenze.

Non poteva cominciare meglio l’avventura americana dell’azienda padovana, sesto produttore europeo di polipropilene compound e tecnopolimeri per il settore degli elettrodomestici, dell’automotive e dell’elettronica, che ha annunciato un investimento da 25,6 milioni di dollari per la realizzazione di uno stabilimento da 13mila metri quadri ad Anderson, cittadina a 40 chilometri da Indianapolis e 400 da Detroit, nel cuore del distretto dell’automotive Usa.

Lo sbarco negli Stati Uniti - ufficializzato nell’ambito del salone dell’auto di Detroit - che aggiunge il tassello nordamericano al processo di internazionalizzazione della storica società con sede a Cittadella, dopo le aperture degli stabilimenti in Polonia e, lo scorso marzo, in Brasile, e la costituzione di Sirmax North America sono il frutto di un accordo con l’Economic development department, l’agenzia per lo sviluppo economico dell’Indiana, che ha garantito tempi di realizzazione velocissimi e inimmaginabili per l’Italia: due settimane per i permessi di costruzione, sei mesi per la realizzazione dell’impianto e del raccordo ferroviario, operatività produttiva a partire dal primo ottobre.

Il nuovo stabilimento, che assumerà 50 persone, avrà una capacità iniziale di 20mila tonnellate di polipropilene l’anno e una previsione di fatturato di 35 milioni di dollari. Con questo investimento Sirmax prevede di raggiungere un fatturato consolidato nel 2016 di 250 milioni di euro, dagli attuali 160 (dato 2014, in crescita del 6,6% sul 2013, indebitamento di 30 milioni e patrimonializzazione di 45). «Completiamo così il presidio diretto dei mercati occidentali - ha spiegato Massimo Pavin, ceo di Sirmax e presidente uscente di Confindustria Padova – e ci proponiamo ai grandi player dei settori automotive e appliances come fornitori globali. Questa operazione mi fa guardare al mondo asiatico con più forza; non escludo nel prossimo futuro un’ulteriore espansione sui mercati del Far East o una joint venture con un grosso player asiatico».

Sirmax, che ha tra i suoi clienti Whirpool, Siemens, Philips, Fca, Volkswagen e Mercedes, destina quasi tutta la produzione all’estero (l’85% in Europa e il 15% nel resto del mondo); ha circa 200 addetti nei cinque stabilimenti italiani ed esteri e concentra il 70% della produzione in Italia. «Ma le sirene dell’attrattività estera sono sempre più invoglianti per le aziende italiane – ha aggiunto Pavin – e il rischio di trasferire la sede all’estero resta forte. Negli Usa l’energia costa un terzo rispetto all’Italia; le tasse sono al 30% contro un 68,8% italiano; la burocrazia non esiste. Lo stato che mi ospita, l’Indiana, nell’ottica del back to manufacturing attualmente in atto negli Usa, dà incentivi che ripaga attraverso bond, e nel contempo si assicura un contribuente per le tasse patrimoniali e comunali. L’ottica è completamente diversa». Nonostante questo, Sirmax continua ad investire anche in Italia: nei prossimi mesi sarà operativo a Cittadella il nuovo avveniristico centro di ricerca e sviluppo da 600 metri quadri, per un investimento da due milioni di euro.

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