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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2015 alle ore 16:16.

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Tremila lavoratori dell'indotto siderurgico per i quali si prospetta la messa in libertà, più altri 800 diretti dell'acciaieria in ferie o in contratto di solidarietà. E' la situazione esistente a Taranto dopo il decreto legge sull'Ilva della vigilia di Natale e a pochi giorni dal passaggio dell'azienda dalla gestione commissariale, cominciata a giugno 2013, all'amministrazione straordinaria.

Proprio il ricorso alla legge Marzano tiene infatti alla larga dall'Ilva i fornitori di materie prime che servono alla produzione, nonchè spaventa tutto l'indotto. Quest'ultimo domattina sarà a Roma, su iniziativa di Confindustria Taranto, per manifestare dalle 10 in piazza Montecitorio e chiedere un incontro a Palazzo Chigi.

A differenza dell'1 agosto scorso, quando a Taranto ci fu un corteo, sempre promosso da Confindustria, degli imprenditori e dei loro dipendenti che protestarono per i mancati pagamenti dell'Ilva, domani manifesteranno solo i rappresentanti delle imprese. Quella di Roma è un'autoconvocazione.

«La legge Marzano apre una procedura concorsuale - commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo -. Quindi, in assenza di correttivi al decreto legge, i crediti dell'indotto di Taranto rischiano di essere azzerati. Poichè le imprese avanzano ancora tanto dall'Ilva per i lavori dei mesi scorsi, è evidente che non ricevere più questi soldi, o vederli entrare in una prospettiva di massima incertezza, espone le stesse imprese a grossi rischi. Il pericolo è che salti un sistema - osserva Cesareo - nonostante l'attenzione che il Governo sta mettendo sul caso Ilva. E le modifiche al decreto rischiano di arrivare tardi rispetto all'avvio dell'amministrazione straordinaria».

Oltre ad annunciare la messa in libertà del personale, l'indotto ha già sospeso ogni prestazione nell'acciaieria. Dal prestito ponte accordato dalle banche all'Ilva nei mesi scorsi, le aziende di Taranto hanno ricevuto sinora a tranche una quarantina di milioni, ma per Confindustria il credito maturato resta ancora elevato. Risorse fondamentali per le aziende. E proprio perchè non vogliono correre rischi di sorta con i pagamenti, anche i fornitori hanno sospeso la consegna delle materie prime all'Ilva.

Da alcuni giorni non vengono più scaricati dalle navi ai pontili della fabbrica i minerali di ferro e i fossili che servono a produrre l'acciaio. Manca anche lo zinco per rivestire i rotoli contro la corrosione. Le forniture dovrebbero riprendere non appena l'Ilva sarà in amministrazione straordinaria (il commissario Piero Gnudi presenterà l'istanza martedì) e ci sarà dunque un nuovo quadro di riferimento. Ma per il momento l'Ilva ha dovuto fermare gli altiforni (il 2, il 4 e il 5, ciascuno per 48 ore), tre colate continue (che ripartiranno il 21 gennaio), due zincature e altri impianti tenendo a casa circa 800 persone.

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