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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2015 alle ore 16:22.

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Il 31% delle imprese venete dichiara di voler puntare nel 2015 sull’innovazione del processo del produttivo, il 29% sul miglioramento dell’organizzazione aziendale, il 16% intende innovare completamente il proprio modello di business. Sono le indicazioni che emergono dall’indagine promossa dal Salone d’Impresa a fine dicembre 2014 su 10mila realtà di diverse dimensioni: «Emerge chiaramente la nuova e forte voglia di innovare delle imprese venete», spiega Ferdinando Azzariti, presidente di Salone d’Impresa.

Un’innovazione “multipla”, perché coinvolge contemporaneamente diversi livelli, ma con una prevalente attenzione alla creazione di nuovi prodotti: «L’innovazione organizzativa e del modello di business sono ancora elementi nuovi, tuttavia stanno crescendo molto nell’attenzione delle aziende regionali», commenta. E sono le aziende che esportano - sia sui mercati europei che su quelli mondiali - quelle in prima fila: «Il nuovo Nordest c’è già - sentenzia Azzariti - ed è quello fatto dalle imprese aperte: all’internazionalizzazione, ma anche alla ricerca in sinergia con l’Università, all’innovazione, con modelli manageriali nuovi caratterizzati da meno dirigismo e più collaborazione, strumenti di responsabilizzazione e coinvolgimento».

Secondo i dati - presentati a oltre un centinaio di imprenditori partecipanti al meeting «L’Italia che innova. Forme ed esempi di nuovi modelli aziendali», organizzato a Vicenza nella sede di Saiv Spa in collaborazione con Cisco Italy - il 35% degli imprenditori ha dichiarato di aver puntato nel 2014 sull’innovazione di prodotto, il 58% spiega che su questo aspetto intende investire nel 2015. A seguire una tavola rotonda
sui nuovi modelli aziendali rappresentati da quattro aziende.

«Saiv opera nel settore Ict da quasi 40 anni, ma ha saputo cambiare strategie di business innovando l’organizzazione, coniugando la presenza territoriale nel tessuto delle piccole e medie imprese del NordEst con la capacità di affrontare grandi progetti di infrastrutture complesse», hanno raccontato Alessandro Bregolato ed Enrico Quaglio, presidente e direttore generale dell’azienda vicentina. «La spinta continua su un processo di internazionalizzazione dell’offerta sta rappresentando la seconda leva determinante per la storia dell’azienda degli ultimi 10 anni, mentre la presenza diretta sul cliente finale motiva una necessaria evoluzione organizzativa che potrà continuare a sostenere la crescita sia sul mercato domestico che internazionale».

Alberto Bauli ha raccontato il punto di vista dell’azienda leader nel settore dolciario: «Il perdurare della crisi economica richiede per le nostre aziende uno sforzo di valutazione del mercato globale. Occorre prevedere i punti di forza nei quali possiamo pensare di avere successo; una volta individuati i settori sui quali il made in Italy può raggiungere risultati importanti, sarà necessario investire sia privatamente sia pubblicamente al fine di ottenere aziende di dimensioni sufficienti per consentire una politica di export non episodica, ma duratura».

Innovazione nel rispetto della tradizione che da sempre rappresenta il valore aggiunto delle aziende venete, ammonisce Giuseppe Da Re, presidente dell’omonima azienda trevigiana che produce “I Bibanesi”:«Solo se l’innovazione tecnologica è gestita con attenzione e lungimiranza si sposa all’artigianalità, offrendo soddisfazioni e ottimi risultati». E per Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza Spa , che negli ultimi anni ha avviato un forte processo di internazionalizzazione e innovazione, «La fase di grande trasformazione economica, sociale e culturale che stiamo attraversando evidenzia sempre più che l’innovazione è uno degli asset principali su cui puntare per poter competere nello scenario globale. Un'innovazione che, unita al desiderio di fare impresa, va necessariamente connessa al valorizzazione della qualità e della creatività, del saper fare e dell'artigianalità dei produttori italiani, sempre più apprezzati nel mondo. Penso ad alcuni comparti strategici, come ad esempio la gioielleria e il fashion, il design e alcuni settori della tecnologia, l’enogastronomia e il turismo, ma non sono gli unici. Fiera di Vicenza da alcuni anni ha intrapreso un intenso processo di riposizionamento internazionale, orientato a promuovere le migliori eccellenze del Well Done in Italy nel mondo proprio puntando sull’innovazione dei format e del modello di business: non più solo un contenitore di spazi, bensì un Event Show Producer ideatore e promotore di contenuti di elevata qualità».

Ad aprire i lavori del meeting Davide Bevilacqua, vice president South Europe di Cisco, che si è soffermato sulle potenzialità dell’innovazione digitale. «Le opportunità offerte dal digitale e da Internet sono elementi essenziali per accelerare la crescita economica di ogni Paese. Quello che abbiamo visto accadere fino a oggi con Internet non è nulla rispetto a quello che accadrà nei prossimi anni, a mano a mano che persone, nuovi processi, dati e oggetti potranno connettersi tra di loro ed interagire attraverso la rete».

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