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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2015 alle ore 12:07.

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Imola (Bologna) – Il piano di rilancio originario si è infranto contro il muro del crollo dei consumi. E per Mercatone Uno è scattata la fase del concordato preventivo, con la domanda prenotativa di ammissione al Tribunale di Bologna. Per il gruppo di Imola - leader nella distribuzione di mobili, prodotti per la casa e arredi - solo un accordo con i creditori potrà garantire la continuità aziendale e aprire la strada al nuovo piano industriale messo a punto da AlixPartners.

Piano che dovrà essere sorretto da nuovi, potenziali, investitori pronti a scommettere su un marchio storico nel settore dell'arredamento low cost, presente in Italia da quarant'anni. La storia di successo del gruppo emiliano, che negli anni ha costruito un piccolo impero (una rete di 79 punti vendita, undici milioni di clienti, 3.700 dipendenti) si è interrotta davanti alla voragine di un indebitamento che ha raggiunto i 425 milioni di euro, a fronte di un fatturato che, in costante flessione negli ultimi anni, nel 2014 è sceso a poco più di mezzo miliardo (dato di preconsuntivo).

Una situazione ormai insostenibile, di fronte alla quale la richiesta di concordata è diventata l'unica alternativa possibile per individuare nuovi partners e sostenere un programma di sviluppo. Quanto ai contraccolpi sull'occupazione, la trattativa con i sindacati è aperta. “Il nostro obiettivo – spiega il presidente del gruppo Alessandro Servadei - è quello di salvaguardare al massimo i livelli occupazionali, tenendo conto che c'è un piano di rilancio che andrà valutato con i nuovi investitori”.

Servadei, commercialista, ha assunto la carica pochi mesi fa. A lui è affidato il compito di seguire il percorso della procedura concorsuale, affiancato dal legal advisor Diego Rufini. E' una stessa nota dell'azienda a comunicare la svolta. “Una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave nel settore dei beni durevoli – spiega Mercatone Uno, controllato dagli imprenditori Luigi Valentini e Romano Cenni, azionisti di maggioranza - che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell'attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità”.

La forte condizione di crisi si era già manifestata nella prima metà del 2014, tanto da costringere i vertici dell'azienda a ridimensionare drasticamente i piani di sviluppo. L'ammodernamento della rete dei punti vendita si è infatti fermata a 26 negozi. L'ammissione al concordato preventivo potrebbe a questo punto consentire la migliore valorizzazione degli asset aziendali ma anche la continuità dei servizi nella rete di vendita. Continuità assicurata, peraltro, fino ad oggi.

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