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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2015 alle ore 06:38.

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Il ministro dell’Ambiente ha pronto alla firma il decreto di via libera ambientale per il giacimento più contestato d’Italia, il campo petrolifero Ombrina Mare al largo della Costa dei Trabocchi, in Adriatico davanti all’Abruzzo. La valutazione d’impatto ambientale sarebbe positiva a patto che vengano adottate alcune misure per ridurre gli effetti dell’attività di sfruttamento da parte della società petrolifera Rockhopper.

Nel frattempo sono stati dati i via libera ambientali a due giacimenti petroliferi dell’Edison, cioè il progetto Vega B nel canale di Sicilia al largo di Pozzallo (Ragusa) e la perforazione di quattro nuovi pozzi a Rospo Mare, in Adriatico di fronte a Vasto (Chieti). Sono giacimenti che l’Italia sfrutta da decenni con grandi piattaforme al largo.

Purché adottino misure per ridurre l’impatto ecologico, i progetti in Adriatico sono stati ritenuti compatibili con l’ambiente anche per l’autorizzazione integrata Aia e hanno passato con parere positivo anche il severo vaglio paesaggistico delle Sovrintendenze.

Tra un mese a Lanciano (Chieti) ci sarà una manifestazione delle associazioni e dei comitati nimby abruzzesi contro il via libera a Ombrina, Rospo e altri giacimenti.

L’Italia da decenni ha realizzato molte decine di piattaforme nella sua metà dell’Adriatico, soprattuto davanti alle zone ad alta intensità turistica e peschereccia di Emilia, Romagna, Marche e Abruzzo. Ora anche la Croazia vuole fare altrettanto con i suoi giacimenti di fronte alla Dalmazia e il Governo di Zagabria ha avviato il processo di Valutazione ambientale strategica sul piano di sfruttamento. È stato messo in consultazione pubblica un approfondito studio di impatto ambientale di 449 pagine («Strateška studija o utjecaju na okoliš») e altra abbondante documentazione ambientale. Il ministero dell’Economia (ministarstvo Gospodarstva) accoglierà i pareri e le osservazioni anche dei cittadini italiani.

L’accurato documento di scienziati ed ecologi croati ha stuzzicato la sindrome nimby perfino nella giunta delle Marche, regione davanti alle cui coste ci sono da decenni una quindicina di piattaforme italiane. La giunta ha espresso parere negativo perché a suo parere lo studio non considera i possibili impatti sulla fauna marina, non ha valutato gli effetti nocivi , non prevede adeguate misure di compensazione o mitigazione.

Pareri negativi all’analisi ambientale croata anche dai comitati abruzzesi No Petrolio. «La documentazione depositata non risponde a quanto richiesto dalla Direttiva Vas, ma nemmeno agli obblighi derivanti dalla Direttiva Habitat che chiede la Valutazione di incidenza a tutela della Rete Natura 2000».

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