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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2015 alle ore 06:37.

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ROMA

Dopo la frenata del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, sulle nuove concessioni autostradali per tratte in Project financing - che si è concretizzata anche nella bocciatura della Telesina da parte del Cipe - e dopo l’annuncio del relatore alla riforma del codice degli appalti al Senato, Stefano Esposito, di voler inserire una norma che vieti i lavori in house dei concessionari, ora è la volta dell’Autorità per la regolazione nei trasporti a intervenire sugli assetti del settore autostradale. Il presidente dell’Autorità, Andrea Camanzi, lo ha fatto ieri alla commissione Ambiente della Camera che ha avviato un’indagine conoscitiva sul settore. «Le concessioni in essere - ha detto Camanzi - per la quasi totalità assentite nell’ultima metà del secolo scorso e senza l’esperimento di procedure concorsuali, sono il rsultato di scelte effettuate con un’ottica scarsamente attenta all’efficienza strutturale del settore e delle gestioni. Ne risulta - ha continuato il presidente dell’Art - un quadro disomogeneo e non sufficientemente trasparente sotto il prodilo dei criteri, dei modelli tariffari applicati e dei sistemi di ammortamento degli investimenti». Camanzi ha poi ricordato che «esistono ben sei differenti regimi tariffari e, dal punto di vista dell’ampiezza delle tratte oggetto di gestione, esse variano tra poche decine di chilometri ai quasi tremila chilometri gestiti dal principale concessionario».

L’Autorità propone «correttivi regolatori» che, attraverso i «recuperi di margini aggiuntivi di efficienza», consentano di ridurre l’impatto della crisi e della «significativa riduzione dei volumi di traffico» sull’equilibrio economico-finanziario dei concessionari o sul livello del pedaggio degli utenti.

L’Autorità è convinta di dare un primo importante contributo a un «urgente e necessario riassetto generale del settore» attraverso «il procedimento per la definizione degli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali che troverà conclusione prima dell’estate». Scopo della misura - ha detto Camanzi - «è fornire una base oggettiva per la razionalizzazione del sistema e agevolare il superamento della frammentazione e della disomogeneità di cui esso oggi soffre». In particolare, «un ambito di gestione più efficiente potrebbe consentire di prevenire la problematica derivante dalla presenza di elevati valori di subentro, che allo stato incidono sulle condizioni economiche delle gare, e di migliorare le condizioni di “bancabilità” dei piani di investimento alla base delle concessioni».

In questo riassetto «urgente e necessario» anche degli ambiti di gestione l’Autorità torna a bocciare seccamente l’articolo 5 del decreto sblocca-Italia che proponeva la gestione unitaria di tratte interconnesse. «Si tratta di una risposta manchevole di una deguata visione d’insieme e di medio-lungo periodo» che produrrebbe «l’effetto di continuare a sottrarre il settore autostradale alla regolazione ex ante da parte dell’Autorità». Camanzi ha rincarato la dose rispetto alla valutazione critica del passato, chiedendo «un definitivo superamento della norma in esame».

In conclusione Camanzi ha chiesto al presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, e alla commissione stessa di soffermarsi «sul perimetro delle competenze attribuite all’Autorità in materia stradale» chiedendone una «rilettura anche alla luce delle tendenze recenti degli assetti istituzionali della regolazione indipendente in altri Paesi europei». In particolare Francia e Regno Unito hanno attribuito alle Autorità di regolazione ferroviaria anche le competenze in materia stradale e autostradale. L’Autorità guidata da Camanzi, nata quando ancora si ipotizzava la nascita di una Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, poi cancellata, ha competenze limitate nel settore autostradale, con riferimento esclusivo agli atti collegati alle gare per l’affidamentio di nuove concessioni.

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