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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2015 alle ore 06:36.

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MILANO

Expo non tradisce la voglia di business e d’internazionalizzazione delle aziende italiane. Almeno delle 450, con mille brand, che hanno deciso di partecipare al Padiglione di Federalimentare “Cibus é Italia”. «Expo è uno dei momenti di condivisione della cultura alimentare italiana - spiega Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma e organizzatore del Padiglione del food - . I 5mila mq del padiglione “Cibus è Italia” ospitano 13 filiere dei prodotti italiani ma soprattutto abbiamo in calendario 200 eventi di aziende e la visita di una cinquantina di delegazioni con un migliaio di buyer esteri nei 6 mesi di Expo».

Expo non è una fiera ma c’è spazio anche per il business. E a una settimana dall’avvio di Expo si avvia il calendario dell’incoming predisposto da Ice e dal team di “Cibus è Italia”. «Mercoledì scorso - racconta Cellie - abbiamo ospitato nel nostro Padiglione una delegazione di 60 operatori tra americani e giapponesi (per il 30% della gdo e per il resto importatori) con 150 export manager. Durante la giornata tutti hanno visto tutti e il giorno successivo i gruppi hanno iniziato un tour delle aziende sul territorio che avevano scelto in precedenza».

«Nella mia azienda oggi (ieri per chi legge ndr) - spiega Annalisa Sassi, contitolare del Salumificio San Pietro di Lesignano de’ Bagni nel Parmense - è arrivato un gruppo di cinque buyer americani del settore dell’alta gastronomia, il giorno prima ospite del Padiglione di Federalimentare. Pur essendo degli esperti, sono rimasti profondamente sorpresi dalla cura che riserviamo al prosciutto, specie nella fase di stagionatura di 12-18 mesi. Erano convinti che si trattasse più di marketing che di attenzione al prodotto». Sassi sottolinea l’importanza dell’educational per i visitatori. «Si rendono conto del valore intrinseco del prodotto - dice l’imprenditrice - e dell’investimento finanziario». E la prossima delegazione? «Nell’ultima settimana di maggio - conclude Sassi - aspettiamo buyer provenienti da Austria, Polonia e Turchia».

Il calendario di “Cibus é Italia” prevede poi nella prima settimana di giugno delegazioni dal Nord Europa e nella seconda operatori provenienti da Cina, Qatar e Arabia Saudita. Con un focus day a Expo e poi visite sul territorio. Nella parte centrale di giugno è il turno dei canadesi e così via fino alla metà di ottobre quando arriveranno buyer da Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica.

«Martedì scorso - interviene Fabio Leonardi, contitolare del Caseificio Igor - abbiamo tenuto un evento promozionale con clienti italiani ed esteri sulla terrazza di “Cibus è Italia”. È stata una serata molto suggestiva. Ora però andremo avanti con l’incoming predisposto da Ice e Fiere di Parma».

Per Silvia Ferrari, ad del caseificio omonimo si sofferma «sul forte impatto del Padiglione che dà un’idea efficace della tradizione dell’industria alimentare italiana. Per quanto attiene ai risultati del programma di incoming, diamoci appuntamento per ottobre».

«Abbiamo bisogno di retailer e importatori esteri - sottolinea Ferdinando Sarzi, ad di Sterilgarda - e il programma di incoming predisposto da Ice e Fiere di Parma mi sembra ben congegnato». Percorso del Padiglione freddo? «Sì è freddo - ammette Sarzi - ma fare degli stand significava impegnare due persone per sei mesi: un costo in più. Il messaggio dell’azienda è comunque chiaro e l’operatore interessato può raggiungerci e visitare l’azienda».

Perchè il produttore di vino Caviro nel Padiglione del food (c’è anche Zonin in “marca e gusto”)? «L’ottima organizzazione di Cibus ci ha convinti - dichiara Sergio Dagnino, dg della grande cooperativa di Faenza - e poi un terzo del nostro fatturato lo realizziamo nella distilleria. Inoltre abbiamo l’esclusiva nella mescita dei vini: possiamo offrire tutta la gamma, dal vino superpremium a quello quotidiano». E il business? «Ci aspettiamo molto dal programma di incoming - risponde Dagnino - Per ciascuna delegazione ospite ci sarà il nostro country manager. I risultati ve li faremo sapere».

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