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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2015 alle ore 08:12.

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GENOVA

Costa Concordia: ovvero come trasformare il più grande recente disastro della marineria tricolore in un’operazione che riporta in primo piano il “saper fare” italiano. A meno di rinvii dell’ultima ora, domani avrà inizio il viaggio finale, verso la demolizione, del relitto della nave, affondata, a seguito di una disastrosa manovra voluta dal comandante Francesco Schettino, il 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio. Nel naufragio hanno perso la vita 32 persone.

Un dramma che resterà nella storia, con il comandante, che ha abbandonato la nave prima di molti passeggeri e che è stato condannato dal tribunale di Grosseto a 16 anni, in primo grado, per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose.

Ma alla tragedia e al cordoglio per le vittime, l’Italia ha reagito in modo convincente, procedendo a un recupero del relitto che non ha eguali al mondo. Concordia è stata raddrizzata, rimessa in navigazione grazie all’ausilio di 30 cassoni (sponsons) costruiti ad hoc, e rimorchiata fino a Genova (il tutto grazie al consorzio composto dalla statunitense Titan Salvage e dall’italiana Micoperi), dove è arrivata il 27 luglio 2014. Un’operazione dal costo complessivo, stimato, di 1,5 miliardi.

Nel capoluogo ligure, un altro consorzio, Ship Recycling, stretto tra Saipem e San Giorgio del porto, ha preso in carico il relitto e, da quel momento, è iniziato lo smantellamento, la cui prima fase si è conclusa nei giorni scorsi. Ormeggiata sulla diga foranea del porto di Pra’, la nave è stata alleggerita di 5.700 tonnellate di arredi e allestimenti interni. Un’operazione che ha consentito di portare il pescaggio al livello che permette un nuovo trasferimento. Quello che inizierà domani sera (dopo una giornata di preparazione), verso l’area delle riparazioni navali del porto di Genova, presso il molo ex superbacino. Lì Concordia sarà coperta con teli e si inizierà la fase 2 della dismissione: il taglio vero e proprio delle lamiere, con lo smantellamento dei ponti dal 14 al 2. Poi, con la fase 3, saranno rimossi gli sponsons e quel che resta della nave farà l’ultimo piccolo spostamento: verso il bacino di carenaggio 4, dove, in secca, avverrà la demolizione completa del relitto (fase 4).

Nell’ultimo periodo della fase 1, hanno lavorato su Concordia 280 persone, 250 delle quali a bordo e il resto tra logistica, cantiere a terra e ingegneria. Da quando la nave è a Genova, 80 aziende partecipano alla dismissione, 75 delle quali italiane. Tra le società coinvolte nella demolizione, figurano nomi noti come Germani per i trasporti; Fagioli che ha realizzato gli strand jacks (i martinetti idraulici per mettere in tensione i cavi di acciaio necessari a raddrizzare la nave e a tenerla in ormeggio); Vernazza per le autogru; Ecoltecnica, per gli smaltimenti; Oromare per le chiatte.

I materiali asportati da Concordia vengono trasferiti in varie città italiane dove si trovano impianti per recuperarli, riciclarli o avviarli alla discarica. La destinazione più gettonata è Milano che accoglierà 14 (su 25 catagolate) differenti tipologie di materiali (tra i quali l’acciaio, l’alluminio, le apparecchiature elettriche, il legno, il piombo e il rame); al secondo posto c’è Alessandria, con 6 tipologie (delle quali, tra l’altro, batterie al piombo e rifiuti indifferenziati); a Genova resteranno oli combustibili e rifiuti liquidi oleosi. Infine a Lodi andranno vetro e plastica e a Torino e Pistoia coibentazioni.

Domani alle 16, inizieranno le operazioni di disormeggio della Concordia, con l’assistenza di 6 rimorchiatori. L’uscita dalla diga di Pra’ è prevista tra le 20 e le 21. A quel punto il relitto, nuovamente tenuto a galla dai 30 sponsons, sarà trainato da tre rimorchiatori più uno di riserva e accompagnata da diverse imbarcazioni antinquinamento. L’arrivo nell’area riparazioni è previsto tra le 8 e le 9 di martedì mattina.

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