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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2015 alle ore 06:37.

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MILANO

Credere (ancora) nell’acciaio come ingranaggio di trasmissione cruciale per il manifatturiero nazionale. We steel believe, il claim della biennale fiera di settore Made in steel, al debutto mercoledì in Fiera Milano, testimonia la volontà dell’acciaio italiano di lasciarsi alle spalle le recenti vicende di cronaca che hanno coinvolto i principali poli produttivi nazionali, Taranto in prima fila.

«All’inizio degli anni Novanta - spiega Antonio Gozzi, presidente di Federacciai - l’Italia era seduta al tavolo dei grandi e pesava il 7-8% della produzione mondiale, mentre oggi stiamo scendendo velocemente sotto l’1 per cento. Ma restiamo parte integrante del futuro del paese. Dobbiamo ridefinire la mission, capire quali sono gli spazi e le nicchie sui quali esercitare le nostre competenze conoscitive e impiantistiche. È un tema tutt’altro che facile. Una riconversione che richiede scelte anche dolorose».

Gli operatori del settore ci credono: l’adesione all’evento è massiccia: 328 espositori (il 5% in più rispetto alla precedente edizione), per un’area espositiva di 11.100 mq. «Non abbiamo più spazio per accogliere le aziende - spiega Emanuele Morandi, ad di Made in steel -, la fiera vanta un fatturato in crescita del 25%, in controtendenza rispetto ad altre realtà del comparto. Ma il nostro obiettivo non è solo vendere spazi: vogliamo favorire un approccio di filiera, aiutare a ripensare il ruolo dell’acciaio nel futuro. Quindi, focus su sostenibilità, nuovi prodotti e nuove applicazioni». A questo scopo la società ha lavorato ad un corposo studio, ribattezzato Acciaio 2030. «Fra 15 anni – assicura Gianfranco Tosini, responsabile del centro studi di Siderweb –, lo scenario dell’acciaio sarà completamente nuovo. L’80% della produzione sarà localizzata nei paesi emergenti, lo strapotere cinese cederà all’avanzata di India e di altri paesi emergenti». E i nostri player nazionali, giocoforza, dovranno cercare un riposizionamento delle loro produzioni.

Quest’anno Made in steel ospiterà, oltre all’assemblea annuale di Federacciai, anche quella di Assofond. «Crediamo in questa sinergia - spiega Roberto Ariotti, presidente dell'associazione che raggruppa le fonderie italiane -. Da soli non possiamo raggiungere i nostri clienti globalizzati, ma in un approccio di filiera possiamo trovare nuove vie per affermarci e confermare le nostre eccellenze nell’export».

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