Economia

Dossier L’Amaro Averna entra nella scuderia Campari

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. (none) articoli(none)

    L’Amaro Averna entra nella scuderia Campari

    L'Amaro Averna entra nella scuderia Campari. Lo storico liquore siciliano è stato comprato dalla casa milanese della famiglia Garavoglia. Appena un mese fa l'affondo sul whisky Forty Creek. Dopo il colpo in Canada, Campari fa il bis sul mercato interno. E se il bourbon poteva essere tutto sommato un'operazione prevedibile, visto che il ceo Bob Kunze-Concewitz ha abituato il mercato a un colpo ogni 1-2 anni (il penultimo era stato il rum giamaicano Appleton nell'autunno 2012), quello di ieri è stato un vero e proprio blitz inaspettato. Primo per la tempistica: arriva a poche settimane di distanza da un altro deal, cosa abbastanza inusuale per il gruppo. Secondo perché è un brand nazionale, dopo anni di shopping estero.

    In tutto Campari ha messo sul piatto circa 230 milioni di euro in un mese: 120 milioni di euro per Forty Creek, un bourbon di fascia alta; 103 ieri per l'amaro fondato a Caltanissetta dalla famiglia omonima e uno dei pochi marchi rimasti indipendenti. «Abbiamo acquistato due marchi iconici – gongola Kunze-Concewitz – voglio ringraziare la famiglia Averna

    La strategia è usare la piattaforma distributiva di Campari, il punto di forza del gruppo, per proiettore Averna sul mercato internazionale. L'amaro italiano è un liquore premium, con un forte potenziale negli Usa e nell'Est Europa. Tutto ha un costo: dopo la campagna acquisizioni, Campari ha una leva di 3 volte: «Non è tanto, abbiamo liquidità per altri 250 milioni di acquisizioni – chiosa il ceo - ma preferiamo fermarci un attimo e consolidare i marchi appena acquisiti».

    L'uno-due di inizio anno segue un bilancio 2013 meno brillante del solito: ricavi quasi fermi, marginalità e utili in calo. Nemmeno gli alcolici sono più un mercato immune alla crisi e anche quella che è una corazzata come Campari ha dovuto fare i conti con la recessione e la caduta dei consumi (si va meno al ristorante e al bar). I ricavi del gruppo sono saliti in modo impercettibile (+1,7% a 1,5 miliardi), ma quella crescita è la media algebrica tra paesi che corrono (come America, che fa un +6%, e Russia con addirittura un esplosivo +39%) e altri mercati, come Germania e Italia e Australia che accusano cali compresi tra il 4 e il 6%. Colpa del super-euro: Campari ha ricavi e costi in valuta locale ma quando stila il bilancio in euro, la svalutazione pesa. Depurata dall'effetto cambi e tenuto conto dell'ingresso del rum giamaicano, i ricavi risulterebbero essere saliti del 13%. L'utile è calato del 4,4% sotto i 150 milioni.

    Il mercato plaude all'ennesimo colpo della casa milanese. Ma la Borsa non si scalda (-1,15% ieri il titolo): perchè i 6,1 euro dell'azione già prezzano anche Averna. Per esempio un broker come Equita Sim ieri ha promosso a pieni voti l'acquisizione, ma allo stesso tempo ha fissato in 6 euro il prezzo giusto del titolo, meno di quanto valga in Borsa. Secondo i broker, Fratelli Averna è un marchio «strategicamente sensato in quanto: conferma il focus su prodotti premium e specialty, con elevata generazione di cassa; offre opportunità di sinergie distributive, data la complementarietà geografica su Italia e Germania; offre chance di crescita negli Usa, dove Campari ha una distribuzione forte, per far leva sul crescente apprezzamento per amari e liquori italiani. Campari infatti prevede di accelerare la crescita dell'azienda, che nel 2013 è stata del 3%». Campari ha valorizzato Averna 9,2 volte il Mol (debiti inclusi), a fronte di un margine Ebitda del 18%, più basso rispetto al 22% del gruppo Campari. È lì dove si cercherà di estrarre valore: per l'intanto Piazza Affari non sembra molto in luna di miele con Campari. Negli ultimi dodici mesi il titolo ha guadagnatosolo il 3,6% contro una Milano salita di circa il 20%.

    © Riproduzione riservata