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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2015 alle ore 06:37.

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ROMA

Si è concluso senza nessun passo in avanti il tavolo con il ministro dell’Istruzione sul Ddl di riforma della scuola, e resta il “muro contro muro” con i sindacati degli insegnanti che confermano lo sciopero di un’ora per i primi due giorni di scrutini.

Alle cinque sigle di categoria convocate ieri alle 12 al Miur, il ministro Stefania Giannini ha confermato che «la “buona scuola” rappresenta un punto centrale dell’azione di questo Governo»; in vista dell’avvio dell’esame al Senato, ha aggiunto che «l’impianto generale del Ddl «va salvaguardato perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali». L’unica apertura è arrivata sul tema della valutazione: è possibile «specificare ulteriormente i contenuti del testo per garantirne ancora di più l’oggettività pensata e voluta dal Governo», ha aggiunto il ministro che ha rivolto un appello al «senso di responsabilità» dei sindacati, in vista delle prossime mobilitazioni annunciate in concomitanza con gli scrutini (ma nel rispetto della legge). Sul tema è intervenuto ieri anche il premier Matteo Renzi, in un’intervista a Primo canale Tv ha sottolineato come «negli ultimi 30 anni tutti i governi hanno tagliato sulla scuola, mentre noi abbiamo messo 1 miliardo in più per quest'anno, 3 il prossimo anno», ed ha aggiunto «tutti i governi hanno creato precari, noi assumiamo più di 100mila persone. Tutti hanno parlato genericamente di scuola di qualità, ma nessuno ha introdotto denari in più per la formazione degli insegnanti e per il merito. Ora serve il coraggio di cambiare».

L’incontro al ministero dell'Istruzione ha lasciato del tutto insoddisfatti i rappresentanti di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda che avevano posto all’ordine del giorno quattro nodi che considerano «irrisolti» anche dopo le modifiche approvate dalla Camera: il precariato che resterà fuori dal piano di assunzioni; la valutazione affidata al preside affiancato dalla commissione con docenti, rappresentanti di famiglie e studenti; i poteri del dirigente scolastico nella chiamata diretta; le tutele contrattuali.«Si chiede responsabilità - ha detto Francesco Scrima (Cisl scuola) - ma non se ne dimostra altrettanta nei confronti della scuola. Questo provvedimento porterà tensioni e l’inizio del prossimo anno scolastico sarà all’insegna del caos. Restano tutte in piedi le iniziative di mobilitazione che abbiamo indetto. Aspettiamo l’esito del dibattito in Senato per decidere se mettere in campo ulteriori azioni».

La partita si aprirà già domani al Senato, quando è in programma l’audizione dei sindacati confederali, mentre giovedì toccherà ai sindacati di categoria della scuola. «Al ministro - aggiunge Massimo Di Menna (Uil scuola) - abbiamo riproposto le richieste di modifica da apportare al Senato. Va previsto un piano pluriennale di assunzioni per i precari con oltre tre anni di servizio e abilitati, a copertura dei posti esistenti. Va tolta la discrezionalità dei dirigenti nella scelta degli insegnanti. Il sistema degli ambiti territoriali così come sono previsti per settembre, che prevede dirigenti che scelgono docenti, docenti che si auto propongono in un ambito provinciale, determinerà ulteriori difficoltà ad inizio anno scolastico». Per Rino Di Meglio (Gilda) la convocazione al Miur «è stata soltanto un atto di cortesia», ma «è chiaro che non ci sono significativi margini di trattativa sui nodi cruciali del Ddl il cui impianto complessivo resta inaccettabile».

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