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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2015 alle ore 06:37.

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MILANO

Stop in tutta Italia all’app di Uber Pop, diffusa nel nostro Paese a Milano, Torino, Genova e Roma e che permette a chiunque – purché almeno 21enne, dotato di patente e assicurazione auto personale – di iscriversi al servizio di mobilità privata e offrire corse a prezzi super scontati ad altri utenti in rete. A disporre il blocco, accogliendo un ricorso presentato da un gruppo di associazioni di categoria a difesa dei tassisti, preoccupati da mesi per una “concorrenza considerata sleale”, è stato, ieri, il Tribunale di Milano, con un’ordinanza che congela la situazione, anche in attesa del responso dell’Authority dei Trasporti, che sta esaminando in queste settimane la legittimità del servizio rispetto alla legislazione italiana.

La decisione in arrivo dal capoluogo lombardo, che segue altri pronunciamenti dei giudici di pace a Torino e Genova, è destinata a entrare nella storia della ormai lunghissima querelle che contrappone – non solo nel nostro Paese – le auto bianche e la startup californiana Uber e che non manca di dividere in modo netto il giudizio dell’opinione pubblica. Non a caso, ieri, appena si è diffusa la notizia del blocco, immediatamente in rete è esploso un tam tam di reazioni, fra chi inneggiava al ripristino delle regole e chi – a sensazione, la maggioranza – si è scagliato subito contro una decisione ingiusta, che favorisce le lobby contro il diritto legittimo di scelta dei consumatori. Da parte sua, la multinazionale ha già fatto sapere, tramite il legale di Uber Europa, che presenterà ricorso.

Ma ricostruiamo la vicenda. L’ordinanza emessa del tribunale di Milano parla chiaro. «Accertata la concorrenza sleale» – vi si legge – viene inibita «in via cautelare e urgente l’utilizzazione sul territorio nazionale dell’app denominata Uber Pop e comunque la prestazione del servizio». Il servizio UberPop, che consente a chiunque di diventare tassista, scrive ancora il giudice Claudio Marangoni, ha determinato «un vero e proprio salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo». A pesare sulla decisione è stata inoltre la valutazione del rischio che il vantaggio a favore di Uber possa essere tanto maggiore in un periodo, come quello dell’Expo di Milano, in cui la domanda è drogata dalla presenza di un altissimo flusso di visitatori.

Risultato: la società californiana avrà quindici giorni di tempo per sospendere l’applicazione e sarà passibile di una multa di 20mila euro per ogni giorno di ritardo. Inoltre, dovrà pubblicare sul proprio sito, in homepage, la decisione del Tribunale e sarà costretta al pagamento di tutte le spese legali.

I primi a esultare per una decisione che era attesa da settimane sono stati i tassisti. «Finalmente si ristabilisce la legalità in Italia», afferma Pietro Gagliardi, delegato dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano, fra i firmatari e promotori dell'azione legale insieme a Satam, Taxi Tam, ai Radio Taxi di Torino, Genova e Milano e ad altre cooperative e associazioni che rappresentano le auto bianche. «È solo un peccato – prosegue Gagliardi, ripetendo le parole che ieri rimbalzavano sulla bocca di moltissimi tassisti italiani – che ad aiutarci siano dovuti intervenire i giudici e non le istituzioni». A fianco dei tassisti, con messaggi sui social e comunicati ufficiali, si è espresso fra gli altri l'ex ministro ai Trasporti, Maurizio Lupi oltre all’assessore ai Trasporti della Regione Liguria, Enrico Vesco, e al consigliere piemontese, Gianluca Vignale, firmatario di una proposta di legge in Piemonte contro servizi di trasporto abusivi.

Altrettanto netta anche la reazione di Uber. «Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione, che rispettiamo ma non comprendiamo», spiega Zac De Kievit, legale di Uber Europa: «Ora – ha aggiunto – faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città. Intanto in Italia oggi continua ad operare UberBlack, il servizio prestato da autisti professionali, mentre per le prossime due settimane anche UberPop continuerà a funzionare».

Fra i sostenitori della multinazionale, si è schierato il Codacons, che parla di un danno enorme per gli utenti: «È impensabile – ecco il commenta del presidente Carlo Rienzi – che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia».

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