Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2015 alle ore 08:12.

My24

torino

Due gradi di giudizio, un passaggio in Cassazione, decine e decine di udienze e ora una sentenza di condanna, per omicidio colposo aggravato e incendio colposo, a carico dell’ex amministratore delegato della Thyssenkrupp, Herald Espenhahn (9 anni e otto mesi contro i dieci anni del secondo grado) e di altri 5 tra dirigenti e manager del Gruppo tedesco per il rogo in cui sette operai persero la vita, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007.

La Corte d’Assise d’Appello di Torino riduce , fra i quattro e i diciotto mesi, le pene già inflitte in secondo grado: oltre all’ex ad, condanna a 6 anni e 10 mesi gli ex dirigenti Gerald Priegnitz e Marco Pucci (7 anni in secondo grado), 7 anni e mezzo a carico di Daniele Moroni, all’epoca responsabile di Terni e degli investimenti per il Gruppo (nel primo appello condannato a 9 anni, per lui il procuratore generale Vittorio Corsi aveva chiesto uno sconto di pena di un anno), sette anni e due mesi (invece di 8 e mezzo) per Raffaele Salerno, nel 2007 direttore dello stabilimento, infine 6 anni e 8 mesi (invece di 8) per l’allora responsabile della sicurezza, Cosimo Cafueri.

Una sentenza, quella di ieri, che arriva a un anno quasi esatto dal pronunciamento della Cassazione. I giudici della Suprema Corte avevano rimandato a Torino gli atti e avevano chiesto di rimodulare le pene per i reati considerati. Di fatto, con la sentenza di ieri la corte ha applicato il «concorso formale» fra i reati di omicidio colposo e di incendio colposo e, in merito al reato di “Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro” (articolo 437 del Codice penale), la corte ha eliminato l’aggravante, come indicato dalla Cassazione.

Una decisione accolta tra le proteste, la rabbia e il dolore delle famiglie dei sette operai, che hanno seguito l’udienza. Un’amarezza che torna anche nelle parole di Antonio Boccuzzi, oggi deputato del Pd, nel 2007 unico sopravvissuto al rogo nello stabilimento di corso regina Margherita. «Sono deluso per questa ulteriore riduzione di pena – dice – in questi anni abbiamo visto sia il ridimensionamento delle imputazioni che delle condanne». L’ipotesi di omicidio volontario a carico di Espenhahn, aggiunge, «formulata dalla Procura di Torino in primo e secondo grado per un caso come questo credo fosse corretta». La sentenza di condanna in primo grado aveva previsto, a carico dell’ex amministratore delegato del Gruppo, una condanna pesante, a 16 anni, per omicidio «con dolo eventuale». Ipotesi poi caduta in fase di appello, quando il reato configurato a carico di Espenhahn e degli altri imputati era stato l’omicidio colposo.

A questo punto la vicenda giudiziaria, a quasi otto anni da quel terribile incidente, dovrebbe chiudersi qui anche se la difesa di Herald Espenhahn non esclude la possibilità di un nuovo ricorso in Cassazione. «Leggeremo le motivazioni della sentenza – sottolinea l’avvocato Ezio Audisio – e valuteremo, potrebbero esserci ragionamenti e conclusioni fatte della Corte di Torino censurabili rispetto alle indicazioni della Cassazione. Soprattutto in relazione al calcolo delle pene. Mi sembra che non ci sia stato alcun intervento sulle pene base per il reato di omicidio colposo rispetto al secondo grado».

Nei due gradi di processo, gli inquirenti hanno ricostruito i minuti dell’incidente, la sequenza di eventi che provocarono le fiamme e poi il «flash fire», la nuvola di fuoco generata dalle particelle di olio nell’aria per lo scoppio di un flessibile. Un’ondata di fuoco che non lasciò scampo a Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone. Al centro delle inchieste, prima, e delle sentenze, dopo, le gravi carenze in tema di sicurezza nello stabilimento di Torino, polo che il Gruppo dell’acciaio aveva deciso di chiudere da lì a qualche mese. A rappresentare la Procura, nel primo e nel secondo processo, Raffaele Guariniello che, in merito alla condanna a dieci anni a carico di Espenhahn (oggi ridotta di quattro mesi) aveva comunque parlato di una sentenza importante, di un riconoscimento di pena senza precedenti in Italia in tema di sicurezza sul lavoro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi