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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2015 alle ore 06:37.

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MILANO

Rivitalizzare la produzione in Italia, convincere i politici in Europa (ad approvare il “Made in”) e vendere di più ai consumatori nel mondo (per andare oltre la crisi russa e i dazi del Mercosur).

Nel passaggio di testimone tra il presidente uscente di Assocalzaturifici, Cleto Sagripanti, e il neoeletto Annarita Pilotti, ieri, nel corso dell’assemblea annuale dell’Associazione, i segni della ripresa che hanno cominciato a manifestarsi – tra crollo del prezzo del petrolio e svalutazione dell’euro – ancora non si scorgono per il settore, che ha visto aprirsi il 2015 con la conferma di tutte le difficoltà di questi anni.

Nel primo trimestre 2015 resta l’intonazione negativa: produzione in calo del 3,5% in quantità e dell’1,8% in valore. Una tendenza negativa che conferma il calo già registrato nel 2014: -3% le aziende del comparto e -1,9% gli addetti occupati, rispetto all’anno precedente. L’anno scorso la produzione è calata del 2,5% in termini di paia (da 202 a 197 milioni) ma ha tenuto (+0,8%), in termini di milioni (da 7,4 a 7,5 miliardi di euro). L’export è cresciuto del 3,9% (da 8 a 8,3 miliardi di euro in valore) ma sono in calo le paia vendute (-2,2%, da 219 a 215 milioni).

Alla continua discesa dei consumi interni (gli acquisti delle famiglie hanno subìto un’ulteriore contrazione del 2,9% in quantità e del 7,2% in termini di spesa) si sono aggiunte le conseguenze della crisi Russia-Ucraina. Lo scorso anno, assieme al rallentamento dei flussi verso il Giappone (-4,9% in quantità), il crollo delle esportazioni verso l’ex-Unione Sovietica (-20% in volume e -22,4% in valore) ha fortemente penalizzato le performance complessive. Le vendite extra-Ue, vero traino del settore negli anni recenti, hanno chiuso il 2014 con un decremento in quantità (-3,1%): non accadeva dal 2009.

«Siamo il secondo esportatore mondiale, in valore, dietro la Cina – ha sottolineato Sagripanti –. E ci sono mercati in espansione: Cina (+10%), Usa (+10%), Germania (+7,2%), Hong Kong (+23%) e Corea del Sud (+28%). Purtroppo, nel primo trimestre di quest’anno, l’export verso la Russia e l’ex area sovietica è già calato del 50% rispetto allo stesso periodo di un anno fa». Pesante, in particolare, il contraccolpo nella regione Marche «che nel 2013 – ha proseguito Sagripanti – destinava in Russia quasi il 20% del proprio export. Non a caso è l’unica regione, tra le sette principali a vocazione calzaturiera, a presentare una flessione nel fatturato estero (-3,1%), fortemente penalizzato dal -26% sul mercato russo e dal -37% su quello ucraino. E non è facile guardarsi attorno. Fuori dalle quote stabilite subiamo i dazi: del 40% verso il Giappone e del 35% nei Paesi del Mercosur. Riconoscere lo status di economia di mercato alla Cina, poi azzererebbe le possibilità di una sorveglianza antidumping sull’import cinese e vietnamita. Su questo l’Europa è assente».

Anche per questo Sagripanti, che da poco è stato eletto presidente della Cec (la Confederazione Europea della Calzatura, cui aderiscono 14mila calzaturifici nella Ue), punta a una più efficace azione di lobby a favore del “Made in” e a riportare i produttori tedeschi all’interno dell’associazione.

Un asse da portare avanti con il nuovo presidente di Assocalzaturifici, eletto ieri pomeriggio ad ampia maggioranza. Annarita Pilotti, 57 anni, maceratese, amministratore delegato di Loriblu, è la prima donna alla guida di Assocalzaturifici.

«Questa del “Made in” è una brutta storia – ha concluso il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – perché noi ci crediamo: abbiamo spinto moltissimo e ci troviamo di fronte a un’opposizione molto forte da parte di alcuni paesi europei. Speriamo di trovare una linea di compromesso che ci permetta di portare avanti la nostra visione».

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