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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2015 alle ore 06:58.

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Non morire né milanesi né bolognesi. «Intanto continuare a vivere – sottolinea il presidente dell'Unione provinciale degli industriali di Parma, Alberto Figna, nel dibattito che ieri ha seguito la tradizionale relazione sullo stato dell'economia della provincia di Parma – guardando agli interessi delle imprese». E, per migliorarsi la vita, le imprese pensano a una qualche forma di aggregazione delle sette rappresentanze provinciali di Confindustria che vanno da Cremona a La Spezia passando da Mantova, Reggio Emilia, Piacenza, Massa Carrara e naturalmente Parma. Al centro del progetto c'è il territorio, quella «soggettività mediopadana», come l'ha chiamata il presidente di Confindustria Reggio Emilia Mauro Severi, e c’è anche la sigla di una infrastruttura in lista d'attesa da alcuni decenni, vale a dire la Tibre, quella Tirreno-Brennero che dovrebbe collegare le Alpi con i porti della Liguria.

Un progetto che innova radicalmente il concetto di rappresentanza industriale, che supera il ragionamento per regioni (quelle interessate sono quattro: Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Liguria) e avrebbe l'ambizione di guardare solo a un dato: l'interesse delle imprese.

Il tutto anche, ha spiegato Giorgio Bucchioni, presidente di Confindustria La Spezia, «in ragione delle satrapie delle regioni che fanno anche turismo istituzionale». Un interesse anche produttivo visto che, come ha sostenuto Giuseppe Baccioli, presidente degli Industriali di Massa Carrara, la meccanica emiliana può avere interesse ad avere una importante area portale alle spalle tra Liguria e Toscana. Potrebbero esserci anche interessi contrapposti (ad esempio come quelli fra le fiere di Parma e di Cremona) ma il problema va risolto «valorizzando le peculiarità del territorio» ha sostenuto Umberto Cabini alla guida degli Industriali di Cremona. Speranze infrastrutturali anche per Mantova, e per la Confindustria guidata da Alberto Marenghi, che punta al rafforzamento del porto fluviale e guarda con interesse anche ai traffici commerciali con Venezia (ma Cremona guarda anche a Milano). «Il nocciolo resta quello dell'integrazione dei servizi e della loro efficienza guardando alle esperienze migliori di chi ci sta vicino», ha spiegato Emilio Bolzoni, presidente di Confindustria Piacenza.

Il ragionamento diventa quello di una nuova area vasta i cui confini vanno ora individuati. A partire dall'aeroporto di Parma che Figna vorrebbe Mediopadano, così come è tale la stazione Alta velocità di Reggio Emilia, una infrastruttura che si metterebbe al servizio di un'area decisamente più vasta di quella provinciale. Insomma, insiste Severi, il «futuro dell'aeroporto di Parma va disegnato tenendo conto delle infrastrutture già esistenti, ragionando non solo nella direzione est-ovest della via Emilia ma anche Nord-Sud». «Così come il sistema fieristico va organizzato non a livello regionale ma sovraregionale. Discutiamo con Milano, con Verona, con Bologna per evitare che alla fine vinca – ha concluso Severi - chi si è di fatto comprato il porto del Pireo, cioè la Cina. Noi vogliamo mettere in campo ingegneri e urbanisti superando gli assessorati regionali».

In attesa di capire che strada prenderà questo progetto, i conti dell'economia parmense inclinano, timidamente, verso il segno positivo (+1,4% la produzione). I traini restano sempre quelli del settore alimentare, meccanico e farmaceutico, che hanno consentito la crescita delle esportazioni che nel 2014 hanno sfiorato i 6 miliardi, in aumento del 2,1% sull'anno precedente.

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