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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2015 alle ore 06:59.

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PECHINO

Mentre Corea e Stati Uniti si accordavano su un nuovo round di esercitazioni militari da effettuare nella Penisola per rinsaldare l’antica alleanza, la Cina incassava proprio dalla Corea il sì definitivo al Free trade agreement, il più consistente per volumi commerciali mai siglato, finora, da Pechino. L’ipotesi di accordo aveva subìto una decisa svolta lo scorso mese di novembre, in occasione dell’Apec, che si è svolta nella Capitale cinese. I lavori preparatori erano iniziati nel 2005, ma soltanto nel maggio del 2012 Pechino e Seul hanno lanciato ufficialmente il negoziato che, dopo 14 round di colloqui, ha subito un impulso notevole a fine anno scorso, per arrivare lo scorso mese di febbraio all’ufficializzazione del deal.

Il primo giugno la firma ufficiale che, adesso, dovrà essere ratificata dai due Parlamenti, cinese e coreano. La Cina toglierà le tariffe sul 91% di tutti i prodotti made in Corea nei prossimi vent’anni. Seul farà lo stesso nel 92% dei casi per i prodotti made in China. I rapporti economici tra i due Paesi sono solidissimi, nel 2014 l’interscambio è stato di 235,4 miliardi di dollari. Per quest’anno il goal della Corea nei rapporti con la Cina è stato fissato in 300 miliardi.

Ma la valenza di questo accordo trascende il Free trade agreement in sé, perché da questa firma inseguita con grande determinazione – l’incontro coreano l’anno scorso tra i due presidenti Xi Jinping e Park Geun-hye è risultato determinante - Pechino trova nuova linfa per tornare alla carica sul FTA trilaterale anche con il Giappone, un dossier aperto, ma rimasto indietro rispetto a quello bilaterale con Seul.

Non solo. La Cina punta a ridare slancio alla Rcep, la Regional comprehensive economic partnership, un FTA multilaterale che include Cina, Corea del Sud, Giappone, i dieci rappresentanti dell’Asean, India, Australia, Nuova Zelanda. Ma non gli Usa.

Il Rcep è considerata infatti la risposta cinese al TTIP, il Trans pacific initiative partnership che, invece, ha gli Usa come forza trainante. Proprio per questo c’è da registrare che proprio a Washington al Congresso si è impantanato sul versante protezione dei posti di lavoro messi a rischio a seguito della possibile firma dell’intesa commerciale multilaterale.

Quello con la Corea, visto in quest’ottica, è davvero un bel colpo. Arrivato peraltro al momento giusto con un tempismo che davvero fa onore ai negoziatori specie cinesi, in testa il ministro del Commercio Gao Hucheng.

La Cina, al contrario di quello che si possa pensare, sta utilizzando questi agreement non solo per espandere il raggio d’azione, ma anche per integrare il mercato dell’area e compensare il calo vistoso della crescita interna, il 7% nel 2015 è considerato ormai un vero e proprio miraggio.

Allargando l’area degli scambi e delle transazioni Pechino attutisce le proprie carenze cercando di approfittare delle opportunità che, in questo caso, la Corea presenta. Non solo trattamenti estetici a go-go, ma anche cure mediche di buon livello, quelle che tanto mancano ai cinesi. Non solo telenovelas coreane tanto amate dalle ragazze cinesi, ma anche prodotti hi-tech a prezzi più concorrenziali. Per la Corea c’è anche la chance di giocare la carta cinese in concorrenza con l’Europa, un’area con la quale il libero scambio è ormai un fatto assodato.

Nei fatti la Cina aggiunge un’altra freccia all’arco dei Fta che, finora, conta i dieci Paesi Asean, Pakistan, Cile, Nuova Zelanda, Singapore, Perù, Hong Kong, Macao, Costarica, Islanda, Svizzera proprio nel cuore dell’Europa e, adesso, la Corea del Sud.

Tra i negoziati in corso ci sono il Gulf cooperation council, l’FTA con l’Australia, il trilaterale con Giappone e Corea, la Norvegia, lo Shri Lanka. Il Rcep, come si diceva. Ma anche l’upgraded con l’area Asean che dovrebbe andare in porto a partire da quest’anno. Con l’Asean la Cina ha unr apporto privilegiato costruito in oltre un decennio, e la maggiore integrazione dei dieci Paesi asiatici in calendario per il prossimo mese di gennaio dovrebbe ulteriormente aiutare a stringere i rapporti.

In buona sostanza una presenza rafforzata della Cina a livello economico che va dalla Corea ai mari della Cina del Sud si inserisce in una congiuntura piuttosto movimentata, infatti in queste ultime settimane le svariate contese localizzate nell’area e non solo per mare – dalle Filippine ai confini con Myanmar allo Sri Lanka - stanno nuovamente creando problemi di gestione politica ai vertici di Pechino.

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