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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2015 alle ore 06:38.

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La Procura di Savona (i magistrati Francantonio Granero con Chiara Maria Paolucci) ha inviato a 86 persone l’«avviso all’indagato» di conclusione delle indagini preliminari sul processo per la centrale della Tirreno Power a Vado Ligure.

Le accuse dei due magistrati da cui gli 86 accusati dovranno difendersi sono disastro ambientale doloso, disastro sanitario colposo e omicidio colposo plurimo (40 rappresentanti dell’azienda), abuso d’ufficio e disastro colposo (politici e funzionari pubblici).

Fra gli accusati spiccano l’ex presidente della Liguria, Claudio Burlando, schiere di suoi assessori, interi consigli d’amministrazione della Tirreno Power nel loro succedersi nel tempo, funzionari d’ogni livello (dal ministero dell’Ambiente fino ai Comuni savonesi) che avevano autorizzato la centrale a funzionare secondo le leggi, e anche la candidata dalla successione di Burlando, Raffaella Paita, che non ha vinto l’elezione regionale del 31 maggio .

L’ipotesi d’accusa è un colossale complotto collettivo («un medesimo disegno criminoso») che ha consentito alla società elettrica di inquinare fino alla strage uccidendo 427 persone tra 2000 e il 2007 .

La più di un anno, cioè dall’11 marzo 2014, la centrale elettrica è spenta per il sequestro deciso dalla Procura di Savona. Da allora la qualità dell’aria a Savona non ha avuto miglioramenti. Per esempio il 16 giugno 2013, a centrale in funzione, nell’aria di Savona c’erano 11 microgrammi di polveri fini Pm10, mentre a centrale spenta, il 16 giugno 2015, l’inquinamento è salito a 13 microgrammi.

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