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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2015 alle ore 06:38.

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«È come avere accesso a un ricchissimo buffet. Ma non a un buffet illimitato. Questa è un’aspettativa sbagliata che vogliamo correggere da subito». Parlando con Il Sole 24 Ore, inizialmente si schermisce Joris Evers, vicepresident di Netflix. Gli abbonati a questa società - partita nel 1997 come realtà per il noleggio online di Dvd, quotata a Wall Street dal 2002 e che dal 2007 ha lanciato il suo servizio in streaming - sono oltre 62 milioni in tutto il mondo (più di 40 milioni solo negli Usa) e a ottobre, come annunciato qualche settimana fa, il servizio sarà anche disponibile in Italia, Spagna e Portogallo.

Evers, olandese come la sede del quartier generale europeo ad Amsterdam, incontra one-to-one giornalisti di varie testate. Niente grandi novità rispetto a quanto finora si sa, ma la voglia del management è evidentemente di iniziare a lanciare messaggi e di saggiare la temperatura in un Paese in cui l’arrivo di Netflix è agitato come uno spauracchio per il mercato tradizionale dei broadcaster. Si avvererà la profezia di chi dice che il nuovo soggetto distruggerà la tv tradizionale? In fondo si parla di una piattaforma di videostreaming disponibile sui diversi dispositivi connessi a internet - fra cui Tv connessi a internet, smartphone, tablet - che alla base ha chiaramente la necessità di avere connessioni e banda. E l’Italia su questo non è propriamente un Paese che brilla. «Chiunque veda un video su YouTube ha la banda necessaria per usare Netflix».

Nessun timore dalle dichiarazioni trapela anche per il fatto di intervenire con un offerta Svod (con sottoscrizione) a pagamento in un Paese alle prese con una crisi economica e dei consumi. «I nostri punti di forza sono tre e si sposano perfettamente con qualsiasi tipo di mercato: la programmazione, la facilità di accesso e cancellazione, e anche il prezzo competitivo».

Lo start è dunque a ottobre, con un servizio in abbonamento (partirà con ogni probabilità da 7,99 euro tutto incluso, anche se non è stato ancora ufficialmente comunicato) e (questo è ufficiale) un’offerta prova di un mese gratuito. Il plus su cui Netflix scommette sta nei contenuti. «In cima alla piramide della nostra offerta - spiega Evers - ci sono le produzioni originali. Al momento proponiamo 320 ore di produzioni originali, che già di per sé sono il triplo di quelle che avevamo lo scorso anno». Da questo computo sono escluse Orange is the new black e House of Cards, serie tv che in Italia stanno avendo grosso successo, ma i cui diritti sono stati già acquistati da Mediaset e Sky. «Stiamo partendo anche con lungometraggi, come War machine, con Brad Pitt», aggiunge Evers oltre a far presente che nel menu Netflix ci sono anche cataloghi televisivi e cinematografici acquistati da altri.

E per il futuro potrebbero arrivare anche produzioni made in Italy. «Se si intendono produzioni solo per il mercato italiano la risposta è no. Se si intendono invece produzioni fatte in Italia e per il mercato globale allora dico sì: questo può rientrare nella nostra attività»

In questo quadro, non bisogna dimenticare un altro punto di forza oltre ai programmi originali: i suggerimenti offerti ai propri abbonati grazie ad algoritmi che calcolano i contenuti - serie tv, documentari e quant’altro - preferiti. Certo, ci sarà bisogno di partner provider con i quali lavorare. «Vogliamo lavorare con tutti». E su Telecom Italia? «Abbiamo sentito che il ceo ha parlato di noi. Siamo molto felici che vogliano collaborare con noi».

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