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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2015 alle ore 06:36.

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Acciai speciali terni conferma tutti gli impegni sul piano industriale: a sei mesi dall’accordo che ha posto fine alla vertenza che per giorni ha paralizzato l’intera attività, il sito controllato da ThyssenKrupp ritorna a saturare gli impianti e il conto economico torna positivo. Nei giorni scorsi l’azienda ha anche annunciato la volontà che Terni non abdichi al suo ruolo di «città del titanio», annunciando un accordo commerciale pluriennale con Loterios - player che in Italia rappresenta la multinazionale Timet - per la trasformazione di laminati piani. Un accordo che, come ha sottolineato lo stesso ad di Ast, Lucia Morselli, «va nella direzione indicata dagli impegni assunti, che prevedono il mantenimento della trasformazione dei semilavorati in titanio». Ast conferma come detto anche gli altri obiettivi del piano (a fronte del quale sono uscite dall’attività 325 persone): la soglia di produzione di un milione di tonnellate è già stata raggiunta, e il conto economico vede già il pareggio. Il sito ternano è, secondo indiscrezioni, il migliore per performance tra i plant di Tk.

L’accordo con Loterios si inserisce in un quadro di progressivo ridimensionamento, a Terni, per il titanio. Ma può rappresentare comunque un’importante porta aperta per eventuali sviluppi (e investimenti) futuri, ipotizzati anche dallo studio Ambrosetti che, insieme a Confindustria Umbria, ha recentemente tratteggiato alcuni scenari per la rinascita del manifatturiero di Terni-Narni, indicando nei forgiati in titanio una possibile occasione di sviluppo.

Le speranze legate ai progetti che negli anni Novanta avevano accompagnato la creazione di Titania, società a partecipazione statale con una chiara vocazione nella produzione di acciaio al titanio, ad oggi sono come detto, state riposte nei cassetti. «Ai tempi d’oro - spiega Riccardo Marcelli, segretario della Fim -, qui si producevano fino a 4mila tonnellate tra coils, tubi e lamiere». Oggi sono rimasti solo i laminati piani. «L’ordine ottenuto da Ast c’è ed è importante - riconosce Marcelli -. Non conosciamo, però, ancora i dettagli in via ufficiale».

Secondo indiscrezioni la commessa si aggira sulle 900 tonnellate annue di lamiere (Loteris fornirà le bramme da lavorare), per una trentina di addetti; non è escluso che entro l’anno l’accordo possa essere esteso anche alla realizzazione di coils. Martedì è comunque previsto un incontro con le rsu per conoscere i programmi e le ricadute sull’organico interessato, al momento trasferito nell’area a freddo o in smaltimento ferie. Secondo gli auspici dell’azienda «l’accordo consentirà un aumento dei livelli di produzione. Nel titanio Ast possiede competenze riconosciute sul mercato – ha detto Antonio Bufalini, consigliere delegato alla produzione - abbiamo uno know how che ci permette di essere presenti nel settore in modo significativo. Ci sono molte richieste e stiamo lavorando per massimizzare la produzione». Il sindacato resta però scettico sulla possibilità che l’intesa abbia ricadute positive sulle realtà del territorio già attive nel titanio (le principali sono Fucine Umbre, che produce componenti per l’industria aeronautica e Tifast che realizza lingotti e barre), nell’ottica della mission auspicata da Ambrosetti. Lo stesso vicepresidente di Confindustria Terni, Antonio Alunni, è realista. «Servono grossi investimenti dall’esterno - spiega Alunni, al vertice di Fucine Umbre -. L’accordo di Ast è positivo, ma bisogna superare diverse complessità per strutturare una filiera».

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