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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2015 alle ore 06:37.

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Le ultime notizie, ed è cronaca di questi giorni, riguardano indiani di Calcutta che si sono impegnati a rilevare una storica azienda produttrice di treni e indiani di Nuova Delhi che si offrono di acquistare una società famosa nel mondo per la sua panna spray. Cresce, così, l’interesse degli investitori asiatici per Napoli e la Campania dopo l’arrivo dei giapponesi nel campo dei trasporti e lo sbarco dei cinesi in quello della logistica.

Gli indiani di Calcutta sono quelli della Titagarh Wagons Limited che giungono giusto in tempo, e con gran sollievo del ministro Federica Guidi, a sottrarre dall'onta del fallimento la gloriosa Firema da cinque anni in amministrazione straordinaria con il commissario Ernesto Staiano.

Firema, il cui nome sta per Fiore Regazzoni Marchiorello – le famiglie che consorziarono le rispettive attività nel 1980 – è specializzata nella costruzione di treni e tram e conta quasi 500 dipendenti tra la sede principale di Caserta e le secondarie a Milano, Spello (Perugia), Tito (Potenza). L’azienda ha attraversato alti e bassi – è stata anche partecipata dall’Iri – e nell’ultimo periodo è stata condotta dalla famiglia Fiore.

La Titagarh, che interviene per il 90% con il restante 10 sottoscritto dalla napoletana Adler, è in India il più grande gruppo industriale privato per la costruzione di materiale rotabile ed è già presente in Europa attraverso la francese Afr egualmente salvata dal dissesto. Il suo amministratore Umesh Chowdhary non nasconde di voler costruire un colosso mondiale altamente competitivo.

Gli indiani di Nuova Dheli neanche scherzano quanto a dimensioni. L’Indian Farmers Fertilizer Coopertive Limited, meglio conosciuta come Iffco, raggruppa qualcosa come 40.000 organizzazioni nel paese per un fatturato di circa 3,5 miliardi dollari. Un gigante che vuole saggiare la Spray Pan e le creme vegetali a marchio Hulalà della fallita Codap, un tempo Isa: 130 milioni di fatturato, 410 dipendenti, quartier generale a Marcianise (Caserta), stabilimenti in Brasile e Bulgaria, uffici commerciali in Spagna e Germania.

Anche in questo caso si tratta di un’azienda molto conosciuta nel territorio essendo stata fondata nel 1968 da Gaetano Cola che sarebbe poi diventato prima presidente di Confindustria Napoli e poi della locale Camera di commercio. Gestita in ultimo dal figlio Ivo, la Codap è contesa dalla Sari della famiglia Civitillo di San Potito Sannitico, sempre in provincia di Caserta, che ha avanzato un’offerta alternativa.

I giapponesi che si apprestano a trasferirsi all’ombra del Vesuvio sono quelli dell’Hitachi Rail cui la Finmeccanica di Mauro Moretti ha ceduto i due gioielli tecnologici dell’Ansaldo Breda (fusione tra Ansaldo Trasporti e Breda Costruzioni di Pistoia) e Ansaldo Sts.

Anche se il boccone più pregiato è l’Sts, leader mondiale nei sistemi di segnalamento, i napoletani sono particolarmente affezionati alla vecchia Ansaldo Trasporti che vanta 150 anni di storia, ha sede nella zona orientale della città ed è famosa per aver partecipato alla costruzione delle più belle metropolitane del pianeta. Ansaldo Breda e Ansaldo Sts contano a Napoli 1.400 dipendenti e rappresentano una realtà industriale di primo livello.

Rifiutati da Finmeccanica i cinesi sono di casa nel porto di Napoli dal 2002 quando l’azienda di Stato Cosco rileva assieme alla Msc di Gianluigi Aponte, con quote paritetiche, il controllo quasi della Compagnia Napoletana Terminal Containers (Conateco) posseduta dalle storiche famiglie locali Fariello, Ievoli e D’Orazio. Conateco - con 450 dipendenti il più grande operatore di Napoli e il quarto del Paese - è vincitrice della gara internazionale per la costruzione della gigantesca Darsena di Levante, il più consistente investimento privato oggi previsto nei porti italiani, e mal sopporta le lentezze di un’Autorità che negli ultimi due anni ha visto succedersi quattro commissari senza avviare alcuna delle opere rilevanti previste dal Grande Progetto europeo.

Legata alla città da un rapporto di odio e amore, la Compagnia è gestita dall’imprenditore locale Pasquale Legora De Feo ed è stata di recente raggiunta dalla richiesta di pagare 4,5 milioni per canoni di concessione che figurano non versati. I soci Cosco e Msc hanno chiarito che provvederanno ma le acque, nel bacino, restano agitate.

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