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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2015 alle ore 06:38.

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Valentino svela i luoghi segreti di Roma e intreccia ancor di più la storia del brand con la capitale. In occasione della sfilata haute couture autunno-inverno 2015-16 – traslocata in via eccezionale dalla sede abituale di Parigi a piazza Mignanelli per celebrare l’apertura ufficiale del suo più grande flagship store al mondo – la maison romana ha lanciato il progetto Mirabilia Romae dischiudendo un vero e proprio scrigno di eccellenze nascoste davanti agli occhi e al cuore di 715 ospiti selezionati, tra cui i coccolatissimi clienti asiatici griffati da capo a piedi. Clienti che rappresentano ormai oltre un terzo dei 660 milioni di ricavi 2014, in forte crescita anche quest’anno, a dispetto delle turbolenze finanziarie sui listini.

Il tour snocciola gli abiti delle collezioni di alta moda firmate dai direttori creativi Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli in luoghi come l’alcova cinquecentesca del Gabinetto di Ferdinando a Villa Medici, la Sala d’armi dell’Accademia Musumeci Greco, una delle più antiche scuole di scherma del mondo, la Biblioteca Casanatense, che dal Settecento raccoglie oltre 400mila libri, il Bagno di Diana di Palazzo Doria Pamphilj. Passando per i depositi e l’atelier del Teatro dell’Opera, con i costumi storici di scena e gli scenografi che dipingono i fondali, l’atelier di Luigi Ontani, dove Antonio Canova scolpì Amore e Psiche, e la Fondazione De Chirico, ex appartamento privato dell’artista.

A Palazzo Pecci Blunt videoinstallazioni e maxi-foto sono inframmezzate dai look più celebri del fondatore Valentino Garavani, che ha visitato la location e dato una sistematina al collo rotondo di una cappa da sera in faille nero degli anni Ottanta, accostati agli accessori della collezione Rockstud e Camuflower che hanno trainato i recenti successi internazionali del marchio.

«Per noi – ha detto nel backstage Chiuri in abito in candido macramé – è un momento particolare: la sfilata ha un valore altamente simbolico ed è il fulcro del nostro lavoro, e con questa mostra diffusa abbiamo voluto testimoniare come l'unicità di Roma sia fonte di ispirazione».

«Vogliamo – ha aggiunto Piccioli -–far vivere i mille volti della città attraverso una prospettiva personale. Chi nasce a Roma dà tutto per scontato, ma ci preme sottolineare il legame strettissimo tra cultura e couture, con gli italiani che primeggiano in ambedue i campi grazie a un artigianato di livello eccelso».

La mostra diffusa, cui hanno lavorato i due direttori creativi con il curatore Filippo Cosmelli, è di fatto un benchmark territoriale nel lusso esperienziale, quel segmento dell’industria top di gamma legato, appunto, alle esperienze uniche che riescono a creare emozioni nel consumatore molto più del mero shopping di un abito o di un accessorio, più o meno prezioso. Anche se, come già avvenuto con i défilé speciali a New York e Shanghai, nel negozio di quasi 1.500 metri quadrati, anche in questo caso progettato da sir David Chipperfield, è in vendita una collezione-capsula di abiti e accessori total black con un’inedita aquila stilizzata. Oltre, ma da settembre, al libro Mirabilia Romae, curato da Francesco Bonami e pubblicato da Assouline, che celebra tra l’altro i volti e le mani delle 78 sarte dell’atelier, da poco restaurato e ingrandito.

«A settembre – raccontano gli stilisti – inauguriamo la scuola di sartoria con i primi dieci allievi, che durerà un anno: l’artigianato dà grandi opportunità e gli italiani hanno un’enorme attitudine verso i mestieri manuali. Così puntiamo a dare dignità a processi innovativi che non sono semplicemente l’utilizzo di un tessuto prezioso. Vogliamo raccontare il nuovo Rinascimento italiano, fatto anche da chi ogni giorno lavora con talento e passione realizzando il bello made in Italy».

A giudicare dalle reazioni del pubblico della sfilata di ieri, il messaggio è stato colto appieno: dopo l’ultima uscita c’è stata una vera e propria standing ovation, evento rarissimo nel mondo della moda.

Chiuri e Piccioli, che hanno coinvolto nella sfilata anche l’artista Pietro Ruffo (si veda l’articolo a fianco), hanno parlato di «factory romana», insediata proprio nella città in cui tutto iniziò e nella quale Valentino, con Giancarlo Giammetti, diede di fatto l’addio alle passerelle dopo 45 anni di attività nell’estate 2007.

Ora gli azionisti di Mayhoola for Investment, il fondo sovrano del Qatar che ha rilevato la maison nel 2012 per 700 milioni di euro, hanno messo il turbo. E i 250 milioni di investimenti nel retail previsti nel triennio, di cui cento, secondo gli operatori real estate, soltanto su piazza Mignanelli, stanno dando i loro frutti.

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