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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2015 alle ore 06:37.

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Si profilano luci e ombre sul comparto marittimo italiano sia sotto l’aspetto della consistenza della flotta che per quanto riguarda la cantieristica navale. Una fotografia efficace della situazione arriva dai dati raccolti sul 2014 da Confitarma (la confederazione che riunisce gli armatori italiani) e da Assonave (l’associazione che raggruppa i cantieri).

Al 31 dicembre dell’anno scorso, la flotta mercantile di proprietà italiana si componeva, secondo Confitarma, di 1.503 navi per un totale di 17,15 milioni di tonnellate di stazza lorda. Rispetto al 2013, quindi, «si registra una riduzione dell’8% nel tonnellaggio di stazza e una riduzione del 4% nel numero delle navi». Inoltre l’Italia perde una posizione nella classifica mondiale del tonnellaggio controllato dai principali Paesi marittimi, scendendo al 14° posto nel 2014, rispetto al 13° del 2013. Tuttavia «mantiene la quinta posizione tra i Paesi dell’Ue per controllo armatoriale».

Il 93% del tonnellaggio di proprietà italiana, si legge nelle carte di Confitarma, «pari a circa 16 milioni di tonnellate di stazza, è iscritto nel Registro internazionale italiano, mentre il 6,4% (1,1 milioni di tonnellate) è iscritto nel Registro ordinario e una piccola parte del tonnellaggio di proprietà italiana batte temporaneamente bandiera estera. A ciò si aggiunge la crescente flotta di bandiera estera controllata da interessi armatoriali italiani, frutto per lo più di un processo di espansione che ha portato all'acquisizione di importanti società di navigazione estere nel corso degli ultimi anni».

Nonostante alla fine del 2014 si registri «una riduzione della flotta dell’8% e sia innegabile che alcune aziende non siano riuscite a fronteggiare la grave crisi che si sta protraendo da molti anni – ha ricordato il presidente di Confitarma, Manuel Grimaldi - alla fine del primo trimestre 2015, consegne di nuove unità, per circa 300mila tonnellate, fanno registrare di nuovo un aumento della flotta di bandiera».

Per quanto attiene alla cantieristica, secondo Assonave, «il 2014 può essere a pieno titolo archiviato come anno a due velocità, in cui le dinamiche dei mercati si sono fortemente differenziate in termini di domanda». In effetti, la domanda complessiva di nuove costruzioni, a livello globale, «ha registrato una flessione del 15% in volume e una sostanziale stabilità in termini di valore; in questo quadro, la quota di mercato della cantieristica asiatica è scesa dall’81% al 76% in valore, mentre il boom della domanda di navi da crociera (16 unità ordinate nel 2014 contro le 9 del 2013), proseguito anche nei primi sei mesi del 2015, ha portato a una sensibile crescita della quota della cantieristica europea, passata dal 10% al 18,5% in termini di valore. In tale quadro la cantieristica italiana, trainata da Fincantieri, si è assicurata, nel 2014, ordini per 8 unità cruise ed altre 8 lettere di intenti nel 2015».

Le note negative riguardano, invece, «il comparto dell’offshore nel quale, a seguito del brusco calo del prezzo del petrolio registrato a partire dalla seconda metà dello scorso anno, la controllata di Fincantieri Vard e i cantieri medio-piccoli associati ad Ancanap hanno subito in misura accentuata il rallentamento della domanda di mezzi a supporto dell’attività offshore e una intensa concorrenza estera».

Il 2014 «ha avuto andamenti contrastanti anche nel comparto delle riparazioni e trasformazioni navali, nel quale il basso livello dei noli ha costretto l’armamento a economizzare anche sui i costi delle manutenzioni e delle riparazioni ordinarie, mentre la domanda di interventi di riammodernamento di navi passeggeri si è mantenuta su livelli decisamente sostenuti».

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