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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2015 alle ore 08:12.

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Revocato lo stop alle nuove trivellazioni in Emilia Romagna. Ma d'ora in avanti permessi e concessioni potranno essere rilasciati solo alle società che rispetteranno le linee guida stabilite dalla Regione con un accordo siglato con il ministero allo Sviluppo economico, una intesa che rende immediatamente obbligatorie le nuove prescrizioni nel campo delle attività estrattive. Si va dalla necessità di dotarsi di una rete di sensori di micro sismicità - in grado di misurare anche scosse di lievissima intensità – e di un sistema di rilevazione delle deformazioni del suolo - capace di indicare con una precisione millimetrica qualsiasi variazione subita dal terreno - alla richiesta di fornire solide garanzie sulla sostenibilità economica delle operazioni di estrazione.

La revoca arriva a oltre un anno di distanza dalla delibera (aprile del 2014) con la quale la Regione aveva disposto la sospensione di nuove autorizzazioni. Una decisione presa in seguito al terremoto del 2012 in attesa dell'esito degli studi della commissione tecnico-scientifica istituita per verificare possibili relazioni tra le trivellazioni per l'estrazione di idrocarburi ed energia termica e il sisma. Gli esperti hanno escluso qualsiasi collegamento tra le trivellazioni e le due scosse di terremoto che hanno devastato parte del territorio emiliano. Ma la sospensione era necessaria, visto che a Mirandola, nel Modenese - uno dei comuni del cratere e tra quelli maggiormente colpiti - è presente un sito di estrazione e coltivazione di idrocarburi. Il sito è quello del Cavone (il concessionario è la società Padana Energia) ed è stato individuato come uno dei tre campi pilota dove inizierà subito il monitoraggio costante delle attività. Gli altri due sono quello di Casaglia, in provincia di Ferrara (Eni-Enel, coltivazioni geotermiche) e di Minerbio (situato in provincia di Bologna, è un impianto per lo stoccaggio del gas nelle mani di Stogit, una controllata di Snam).

Insieme al monitoraggio dei tre siti scatta contemporaneamente il provvedimento in base al quale qualsiasi nuova autorizzazione potrà essere rilasciata solo a compagnie che possono garantire la dotazione dei mezzi tecnologici richiesti e delle nuove norme sulla sicurezza. Tra questi anche un sistema a semaforo che consente di definire soglie di rischio anche molto basse e di far scattare automaticamente, nel caso, la sospensione o l'interruzione delle attività. L'accordo operativo tra la Regione e il Mise è il primo in Italia. Conferma il divieto di utilizzare tecniche di estrazione ad alta pressione - il cosiddetto fracking, peraltro già vietato dalla legge nazionale – ma anche il no al progetto di stoccaggio del gas di Rivara, previsto a San Felice sul Panaro, altro comune del Modenese colpito.

Per la Regione un atto «di coraggio e responsabilità», come lo definisce l'assessore alle Attività produttive Palma Costi. «L'anno scorso – dice Costi - fu decisa in via precauzionale e temporanea la sospensione di nuovi permessi e concessioni. Oggi, con la stessa responsabilità e coerenza, revochiamo quella sospensione perché le indagini tecnico-scientifiche svolte hanno fugato ogni dubbio e dimostrato che ci sono le condizioni per operare in piena sicurezza». L'accordo – le nuove linee guida a livello nazionale saranno per ora applicate in via sperimentale – per la Regione dà certezze anche a un settore che solo in Emilia Romagna, dove si contano 36 concessioni, dà lavoro a 40mila persone.

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