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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2015 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 23 luglio 2015 alle ore 06:46.

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Trovare in tempi rapidi una soluzione al problema dell’altoforno 2 dell’Ilva che la Procura di Taranto ha sequestrato senza facoltà d’uso dopo un incidente mortale accaduto a giugno; ripresa del confronto tecnico-giuridico con l’azienda; doppia sottolineatura circa il fatto che non c’è, da parte dei magistrati, “accanimento giudiziario” verso l’Ilva e che la gestione dei commissari di Stato non è quella dei Riva. Un incontro avvenuto in mattinata a Lecce – capofila del distretto giudiziario del Salento – tra la Procura generale e quella di Taranto, e un altro svoltosi nel pomeriggio a Taranto tra Procura, Ilva e Carabinieri, provano di nuovo a far calare la tensione attorno al caso del siderurgico. Risalita dopo che lunedì scorso il custode giudiziario dell’impianto sequestrato, andando all’Ilva («ma mandata dal gip e non da noi» osserva la Procura), ha intimato all’azienda lo spegnimento immediato, e in sicurezza, dell’altoforno e chiesto di avere entro il 24 luglio il cronoprogramma delle operazioni di fermata. Intanto, l’imminente conversione in legge del decreto del 4 luglio, quello che ha scongiurato che il 6 luglio l’altoforno fosse spento e stabilito la continuità dell’attività di impresa pur col sequestro, potrebbe già rappresentare un passo avanti. Perché viene a decadere anche l’eccezione di incostituzionalità che il gip Martino Rosati ha posto alla Consulta sospendendo il giudizio. Il gip l’ha infatti sollevata sul decreto. Nel momento in cui c’è la legge, il gip non solo deve sollevare una nuova eccezione ma deve esserci anche un procedimento che consenta di farlo. Col decreto è accaduto perché l’azienda ha chiesto al giudice l’uso dell’altoforno e il magistrato gliel’ha negato ritenendo che il provvedimento del Governo vada contro la Costituzione. Adesso con la legge lo scenario cambia e le norme sulla continuità dell’impresa si rafforzano. È stata la Camera a inserire le nuove norme Ilva nel dl fallimenti sul quale il Governo ha poi posto la fiducia. Il voto della Camera arriverà tra oggi e domani, dopodiché ci sarà l’ultimo passaggio al Senato.

«Ho chiesto la massima urgenza – dice il procuratore generale Giuseppe Vignola dopo l’incontro a Lecce –. Ognuno di noi ha espresso il proprio orientamento per un provvedimento che, sebbene spetti alla Procura di Taranto, sarà adottato con la convergenza piena di tutti per andare incontro a quelle che sono le due esigenze primarie: il diritto alla salute e il mantenimento del posto di lavoro». E il successivo incontro in Procura a Taranto ha avviato l’approfondimento. In altri termini, si vuole trovare un percorso per raffreddare il conflitto. Lo spazio ci sarebbe. Perché è vero che il 24 l’Ilva deve presentare al custode giudiziario il piano di fermata dell’altoforno 2, ma da allora servono almeno 15 giorni per giungere allo stop effettivo. E nel frattempo non solo il decreto sarà diventato legge ma anche l’Ilva sarà sul punto di riaccedere l’altoforno 1 (è previsto per i primi di agosto) dopo i lavori ambientali. Questo non la sguarnirà produttivamente. E dalla Procura arriva una doppia apertura verso l’azienda. La prima: il verbale di accesso all’altoforno 2 del custode giudiziario Barbara Valenzano – accesso avvenuto lunedì – offre all’azienda la possibilità di confrontarsi con la Procura. Come dire, si osserva, «che non c’è nessuna preclusione e nessun rifiuto ad ascoltare le tesi dell’Ilva e a vagliarle con attenzione». La seconda: al contrario dell’Ilva gestita dai Riva, quella dei commissari straordinari «sta collaborando con l’autorità giudiziaria». Tant’è, si evidenzia, «che quando è stato ordinato il sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 2, la stessa Ilva ha presentato il cronoprogramma della fermata e avviato tutte le operazioni».

Oggi la vicenda Ilva presenta un doppio appuntamento. Il gup Wilma Gilli deciderà, nel processo “Ambiente Svenduto” (quello per il disastro ambientale), sulle 47 richieste di rinvio a giudizio e sulle 5 richieste di condanna formulate dalla Procura (per gli imputati che hanno scelto il patteggiamento). Davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, invece, audizione dei commissari dell’Ilva su piano industriale e piano ambientale. Che a fine mese dovrà vedere adottate da parte dell’azienda l’80% delle prescrizioni.

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