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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2015 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 23 luglio 2015 alle ore 06:46.

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È un misto di ottimismo, sulla scia dei numeri statistici (si veda la tabella sopra), ben noti alle aziende, e tristezza, per via dei tagli alla farmaceutica di cui si sta discutendo in Parlamento, il sentimento che trasmette il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. «Da qualche tempo, ormai, registriamo dati positivi e questo è dovuto al fatto che noi siamo un settore che ha nel paese un numero di fabbriche importante, 174, e che queste fabbriche producono soprattutto per l’export che rappresenta il 70% della produzione», spiega Scaccabarozzi.

In Italia, negli ultimi 2 anni, la farmaceutica ha ripreso a fare importanti investimenti per potenziare gli impianti e sono state portate nuove produzioni: l’aumento della produzione e quello degli ordinativi si deve proprio a questo e al fatto che ci sono più richieste dall’estero. Penalizza invece il mercato interno che appare ancora in diminuzione, al punto che Scaccabarozzi sostiene che «il settore, se non avesse l’export non sarebbe positivo». E tuttavia questa positività che aleggia intorno alla farmaceutica, anziché essere incoraggiata dal Governo, viene svilita.

«Noi abbiamo creduto molto alla stabilità che ci è stata promessa dal governo – spiega Scaccabarozzi – abbiamo potenziato gli stabilimenti e fatto nuove assunzioni: in meno di un anno abbiamo assunto 5mila nuovi addetti di cui 3mila under 30. Però siamo frenati. È un vero peccato quello che sta accadendo in parlamento in questi giorni perché ancora una volta si continua a parlare di tagli alla farmaceutica, nonostante il contributo che il settore dà alla crescita del paese».

Per Farmindustria sono tagli ingiustificati perché «abbiamo i prezzi più bassi d’Europa, abbiamo un uso di farmaci più basso e una spesa farmaceutica che è la più bassa in Europa. Nemmeno il confronto internazionale basta a giustificare i tagli». A questo non c’è «una risposta né logica né razionale, però chi fa questi tagli prima o poi dovrà assumersi delle responsabilità davanti al paese. Sono rimasti pochi gli asset nel paese. Se noi cresciamo non avremo problemi di finanziamento e potremo fare investimenti e crescere ancora. Ma se smettiamo di crescere, visti i risultati che il settore raggiunge da solo, allora sarà la politica a doversi assumere delle responsabilità per aver aggredito la farmaceutica senza logica».

Il comparto è altamente innovativo, al punto che investe circa 2,5 miliardi di euro all’anno in ricerca e riesce a portare in Italia la produzione di farmaci nuovi come molti antitumorali o antiepatite. «Siamo innovativi nella ricerca, ma anche nella produzione che non è solo basata su prodotti di sintesi chimica che rappresenta una parte importante in termini di volumi – osserva Scaccabarozzi – ma è basata sull’innovazione. Un paese deve guardare alla tecnologia e all’innovazione per crescere. Noi abbiamo avuto fiducia nel paese e nella stabilità delle regole, ma in 10 anni dobbiamo constatare che abbiamo affrontato 44 manovre di tagli e il nuovo taglio che dovrebbe arrivare tra luglio e agosto, quando i nostri piani industriali sono stati decisi a inizio anno, ci metterà in ginocchio. Speriamo che il governo si ravveda».

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