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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2015 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 23 luglio 2015 alle ore 06:46.

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I consumi non riescono a prendere una direzione precisa. A maggio, secondo le rilevazioni Istat, le vendite al dettaglio sono diminuite in termini di valore dello 0,1% rispetto ad aprile 2015, mentre sono salite dello 0,3% rispetto a un anno prima. Rispetto ad aprile il valore delle vendite cala dello 0,2% per i prodotti alimentari e resta invariato per i prodotti non alimentari.

Su base annuale, meglio la grande distribuzione del piccolo commercio: guadagna l’1,8% mentre il commercio tradizionale perde l’1 per cento. Molto bene il canale hard discount che mette a segno una performance del 3,2 per cento.

«I dati Istat di maggio confermano che siamo lontani da una vera ripresa dei consumi – commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, l’associazione della grande distribuzione –. Le vendite al dettaglio oscillano ogni mese tra il segno più e il segno meno, muovendosi di pochi decimali intorno allo zero. Siamo di fronte a un’economia dello zero virgola: non più in terreno negativo ma ancora incapace di crescere. Una situazione di stallo che coinvolge anche l’inflazione, ferma a un +0,1% negli ultimi due mesi per la debolezza della domanda, il tasso di disoccupazione bloccato al 12,4% e la produzione industriale, che si è mossa dello 0,5% nei primi 5 mesi dell’anno».

Per Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori «l’Istat attesta un andamento ancora incerto dei consumi. Dati che non lasciano spazio ad alcun ottimismo e che evidenziano ancora la fase di difficoltà e disagio che le famiglie stanno attraversando».

Per determinare una ripresa è indispensabile, per i consumatori, avviare un rilancio del potere di acquisto delle famiglie, attraverso una redistribuzione dei redditi. «Il primo passo da compiere in questo senso - aggiunge Trefiletti -, lo sosteniamo da tempo, è l’avvio di un Piano straordinario per il lavoro che si sviluppo attraverso importanti investimenti per ricerca e sviluppo, opere di modernizzazione delle infrastrutture e di messa in sicurezza degli edifici pubblici, un programma per valorizzare il settore del turismo. Dare nuova occupazione ai giovani è una delle priorità assolute del nostro Paese».

Poi Cobolli Gigli conclude che «fondamentale è trovare una strada per recuperare le risorse necessarie che non contempli l’applicazione delle clausole di salvaguardia previste nelle Leggi di stabilità 2014 e 2015, un provvedimento che comporterebbe nel triennio 2016-2018 un calo del Pil di 1,2 punti e una caduta dei consumi del 2,9%».

Tornando ai dati Istat, per quanto riguarda il valore delle vendite di prodotti non alimentari, a maggio 2015 si sono registrati andamenti piuttosto eterogenei fra i vari gruppi. Le variazioni positive più ampie, in termini tendenziali, riguardano i gruppi giochi, giocattoli, sport e campeggio (+3,3%) poi calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+2,4%), telefonia (1,4%) ed elettrodomestici (1%). La flessione più marcata riguarda, invece, il gruppo cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,5%), seguito dai casalinghi durevoli (-1,3%) e utensileria per casa e ferramenta (-1,2%).

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