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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2015 alle ore 06:37.

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MILANO

A giugno si apre la forbice tra export verso i paesi extra Ue e import, ma, nonostante la frenata congiunturale, il primo semestre si chiude con una crescita tendenziale delle esportazioni del 6,6%, sostenuta anche dal +5,6% (corretto per gli effetti del calendario) rispetto al giugno 2014. Secondo le rilevazioni Istat, rispetto al mese precedente, i flussi commerciali con i paesi extra-Ue mostrano, dinamiche divergenti, con un calo delle esportazioni (-1,6%) e un aumento delle importazioni (+5,4%). L’avanzo commerciale rimane rilevante: a giugno 2,3 miliardi e nel primo semestre raggiunge 13,9 miliardi, a fronte di 9,3 miliardi registrati nello stesso periodo del 2014.

Il calo congiunturale delle esportazioni a giugno investe tutti i raggruppamenti principali di beni, a eccezione dell’energia (+12,3%). I beni di consumo durevoli (-5,3%) e i beni strumentali (-3,2%) presentano la flessione più marcata. La crescita congiunturale dell’import, estesa a tutti i comparti, è particolarmente accentuata per i beni strumentali (+13,5%) e l’energia (+6,7%). Nello stesso periodo, l’ampia crescita congiunturale delle importazioni è diffusa a quasi tutti i raggruppamenti principali di beni, risultando particolarmente accentuata per l’energia (+18,6%) e i beni strumentali (+8,7%).

Una battuta d’arresto per l’export tricolore nonostante il mini euro? «No – risponde il vice ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda –. I dati Istat sull’export confermano lo stato di ottima salute del made in Italy e la validità della strategia del Governo di puntare con decisione sul mercato del Nord America. Anche a giugno, come ormai avviene da febbraio 2015, l’export italiano verso l’area extra Ue ha registrato, su base tendenziale, una crescita: le vendite sono aumentate del 9,1% rispetto a giugno 2014». Anche “depurato” dal giorno lavorativo in più, il balzo tendenziale è del 5,6%: una crescita che riguarda pressoché tutti i comparti. Complessivamente inoltre, durante il primo semestre di quest’anno, sono lievitate le esportazioni italiane nei Paesi extra Ue (+6,6%), realizzando un valore di oltre 92,8 miliardi di euro. Il saldo commerciale con l’area ha totalizzato un attivo superiore ai 13,9 miliardi. «È la prima volta che il nostro surplus realizza un valore così elevato – sottolinea Calenda –. I nostri prodotti sono in forte crescita in America settentrionale (+27,3%), trainati dalla ottima performance negli Stati Uniti». Infatti la crescita boom degli Usa ha più che compensato lo scivolone in Russia: l’export verso gli Stati Uniti è di sei volte superiore.

Ci sono margini di miglioramento? Calenda ne è convinto, manca solo una strumento finanziario che guidi le nostre Pmi sui mercati internazionali. «Una banca dell’export - ha spiegato ieri Calenda, a margine del forum annuale del Comitato Leonardo - è necessaria perchè in certi Paesi senza non si va da nessuna parte, serve per lottare ad armi pari». Poi ha aggiunto: «Stiamo lavorando sulla creazione di una banca dell’export – annuncia il vice ministro –. La Cassa depositi e prestiti ci sta lavorando alacremente e ieri (mercoledì scorso per chi legge ndr) ho incontrato il suo amministratore delegato. Non credo farà parte del progetto la Banca del Mezzogiorno ma sicuramente Sace e Simest».

Tornando ai dati Istat, secondo Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero, «il calo delle esportazioni era in parte prevedibile se si guarda alla lieve flessione (-0,2%) registrata dall’andamento degli ordinativi esteri nel periodo aprile-maggio. In prospettiva però, la presenza di alcuni fattori, quali l’incremento dell’import, giustificato dalla necessità di acquistare beni da utilizzare nei processi produttivi per stimolare l’attuale fase di ripresa, la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro e le ottime performance su un mercato trainante, come quello statunitense, lasciano intravedere buone possibilità di recupero di posizioni su questi mercati per le aziende italiane».

Coldiretti invece si sofferma sui gravi danni indotti dalle sanzioni commerciali incrociate tra Europa e Russia. «A frenare l’export nei Paesi extra Ue – spiega Coldiretti – è il crollo delle spedizioni in Russia che nel mese di giugno si sono contratte del 25,3% su base annuale. Il forte calo del made in Italy riguarda in particolare i comparti colpiti dall’embargo che ha sancito il divieto d’importazione di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce dai Paesi dell’Unione europea».

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