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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2015 alle ore 08:12.

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TORINO

Servirà un passaggio alla Corte Costituzionale per il processo Eternit bis iniziato nel mese di maggio a Torino. Così ha deciso ieri il giudice per l’udienza preliminare Federica Bompieri, che ha sollevato una questione di costituzionalità in conclusione della prima fase del nuovo processo per le morti causate dall’amianto a Casale Monferrato e nei comuni vicini allo stabilimento Eternit nell’Alessandrino.

L’intervento del gup riguarda la modulazione del principio giuridico del “ne bis in idem”, in base al quale nessun imputato può essere processato due volte per lo stesso fatto. Stephan Schmidheiny, il magnate a capo del colosso Eternit nel 1992, anno della definitiva chiusura dello stabilimento di Casale, è stato prosciolto l’anno scorso in Cassazione per il reato di disastro ambientale doloso nell’ambito del primo maxi processo celebrato nel Tribunale di Torino, dopo una condanna in appello a 18 anni.

Nel procedimento attuale, in realtà, l’accusa mossa dalla procura di Torino, coordinata da Raffaele Guariniello, è di omicidio volontario per la morte di 258 persone a causa di patologie scatenate dall’esposizione all’amianto, a cominciare dal mesotelioma pleurico, gravissima patologia tumorale. Proprio il principio del “ne bis in idem” rappresenta il cardine della difesa di Schmidheiny a Torino. Sulla possibilità di riconoscere tale principio nel caso delle morti per amianto e dunque in relazione al ruolo di Schmidheiny dovrà pronunciarsi la Consulta. Solo dopo sarà possibile capire se il processo bis di Torino, costruito a partire dal l’ipotesi di reato di omicidio volontario per la morte di 258 persone tra il 1989 e il 2014, potrà riprendere o dovrà fermarsi. Il nodo sarà capire se tale principio è da riconoscere per condotte o fatti storici identici, o almeno così considerati dalla difesa di Schmidheiny, oppure se non va applicato in presenza di contestazioni di reati diversi, come sostiene la procura di Torino: il disastro ambientale doloso, caduto in prescrizione nel primo processo, l’omicidio volontario, al centro dell’Eternit bis.

La Corte si esprimerà sulla legittimità costituzionale dell’articolo 649 del codice di procedura penale e sulla conformità alle norme della convenzione europea dei diritti dell’uomo. «Riteniamo che non ci sia nessun contrasto con la convenzione europea dei diritti dell’uomo», ha sottolineato Guariniello a margine dell’udienza, occasione nella quale insieme al Pm Colace ha annunciato la definizione di 94 nuovi fascicoli che, nel caso il processo di Torino dovesse riprendere, andranno ad aggiungersi ai 258 casi contestati.

Grande l’amarezza dei parenti delle vittime riuniti nell’associazione Afeva. «Sicuramente si allungano i tempi e la sofferenza – sottolinea il coordinatore Bruno Pesce –, ma in attesa della decisione dei giudici costituzionali la Procura potrà inserire 94 casi nuovi di decessi, che riguardano soprattutto cittadini di Casale Monferrato. Ad ogni modo, impedire questo processo è impossibile».

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