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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2015 alle ore 06:38.

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Italcables si rialza, sostenuta dalla volontà dei suoi dipendenti. Dopo due tentativi d’asta infruttuosi, l’azienda siderurgica napoletana (è attiva nella produzione di filo, trecce e trefolo per cemento armato prefabbricato) in concordato preventivo liquidatorio prova a ripartire con un’operazione di «workers buyout» (in sostanza l’acquisto delle azioni di una società ad opera degli stessi lavoratori). Sono 57 gli operai (senza lavoro da circa due anni) che hanno rilevato il sito di Caivano, in provincia di Napoli, con un’offerta di acquisto che si dovrebbe concretizzare alla fine di un percorso di tre anni di affitto. L’atto, che scongiura la prospettiva del fallimento per questa attività, è stato stipulato venerdì scorso ed è operativo da ieri.

Il prezzo d’acquisto è di 3,8 milioni di euro: sarà sostenuto dagli operai stessi (hanno messo in gioco le loro indennità di mobilità), con il contributo del ministero dello Sviluppo economico, della Regione Campania e di Legacoop, attraverso il fondo mutualistico Coopfond.

«È un’operazione singolare - commenta Antonio Passantino, liquidatore giudiziale nominato dal Tribunale di Brescia, territorio nel quale aveva sede legale l’attività -. è la prima volta che si percorre questa strada in un settore complesso e “pesante” come è la siderurgia. I lavoratori hanno rilevato lo stabilimento con i macchinari: l’offerta, discussa a lungo insieme al Mise, è stata congegnata in modo che i canoni d’affitto, alla fine del periodo di tre anni concordato, diventino parte integrante del prezzo. I dipendenti hanno potuto beneficiare di una legge speciale che consente ai dipendenti di un’azienda in dissesto di ottenere l’anticipo dell’intera indennità di mobilità, senza aspettarne la maturazione per ogni mensilità».

L’operazione è anche una scommessa sulle opportunità offerte dal mercato siderurgico. I prodotti della Italcables vengono utilizzati su viadotti, gallerie, ponti, opere stradali di grandi dimensioni. La maggior parte della produzione sarà indirizzata, necessariamente, verso il mercato estero.

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