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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2015 alle ore 06:37.

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La Thailandia stenta e il governo è costretto a tagliare ancora le stime di crescita. Nel 2015, l’economia del Paese crescerà solo del 3%, anziché del 3,7% previsto appena tre mesi fa.

Un anno fa, poco dopo il golpe che ha portato i militari al potere a Bangkok, le stime di crescita erano del 5 per cento.

Nonostante gli impegni e le promesse di ridare fiato alla crescita, la giunta militare non riesce a scuotere dal torpore la Thailandia. E dire che tra le ragioni che hanno portato al rovesciamento dell’allora premier Yingluck Shinawatra c’era proprio quella di rimettere in moto il sistema economico. Nel 2014, il Pil è salito solo dello 0,9%, il tasso più basso dal 2011.

Il ministero delle Finanze mette ormai in conto un calo delle esportazioni del 4% per quest’anno: oltre all’indebolimento della domanda estera, le imprese thailandesi cominciano a denunciare una minor capacità di difendere le quote di mercato. La contrazione dovrebbe essere compensata dal rimbalzo del turismo e dagli investimenti pubblici. Nei prossimi due mesi, il Governo intende aumentare di 10 miliardi di dollari la spesa pubblica, almeno secondo quanto annunciato ieri dal ministro Sommai Phase.

Quanto l’economia abbia bisogno di misure di sostegno lo dice il dato della produzione industriale di giugno, appena diffuso, che registra un crollo dell’8% su base annua. L’indice scende ormai da due anni , fatta eccezione per febbraio 2015.

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