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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2015 alle ore 06:37.

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MILANO

Il caldo prolungato fa bene al vino. Da oltre dieci anni che non si vedeva una vendemmia così precoce in Italia: in questi giorni è partita la raccolta delle uve in Franciacorta e in Sicilia. In assenza di problemi sanitari (generati, per esempio, dalle intense piogge dell’anno scorso al Centro nord), le prime stime di Confagricoltura indicano una produzione di uva da vino di 6,7 milioni di tonnellate, con un balzo di quasi il 13% sull’anno prima e una produzione di vino a doppia cifra, intorno ai 44-45 milioni di ettolitri, in prossimità del dato del 2013. Il business del vino tricolore vale circa 10 miliardi e l’anno scorso l’export ha raggiunto il massimo storico con 5,1 miliardi.

«Le nostre proiezioni – osserva Andrea Faccio, presidente della Federazione vino di Confagricoltura - sono frutto di una rilevazione di un migliaio di soci. In alcune zone l’incremento delle rese è decisamente superiore, in altre, a causa di calamità naturali impreviste, si è perfino registrato un calo delle quantità raccolte. Certo è che la qualità si prevede ottima». Poi Faccio ricorda che la vendemmia precoce è partita nelle zone «dove si producono le basi spumanti e, con questo caldo, aspettare una settimana in più potrebbe far schizzare gli zuccheri in su, con 15 gradi di alcol. Meglio un prodotto più fresco».

Più prudente Coldiretti che prevede una produzione in aumento di almeno il 5% e di ottima qualità. «In Italia la vendemmia parte con le uve pinot e chardonnay in un percorso che - spiega Coldiretti - proseguirà a settembre e ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si concluderà addirittura a novembre con le uve di Aglianico, Nebbiolo e Nerello». Le temperature record di luglio però hanno richiesto in alcune zone mirate irrigazioni di soccorso, specie nei vigneti più giovani.

Arturo Ziliani, della famiglia che controlla Berlucchi, annuncia che la raccolta « inizierà la settimana prossima. Lo stato fitosanitario dei vigneti è ottimo, grazie a un andamento climatico molto favorevole, semmai notiamo che gli acini sono un po’ più piccoli del normale, forse ha pesato la siccità. Ma le piogge previste per il prossimo fine settimana potrebbero correggere questo problema. Comunque ci aspettiamo volumi in netta crescita e qualità eccellente. Quanto sarà eccezionale,lo vedremo soltanto alla fine».

Maurizio Zanella, comproprietario di Ca’ del Bosco e presidente del Consorzio Franciacorta, è piacevolmente sorpreso dall’estetica dell’uva. «Un’uva perfetta - esordisce - che non si vedeva da almeno dieci anni. Priva di qualsiasi problema. Noi inizieremo la vendemmia, con delle prove, lunedì prossimo e siamo ragionevolmente fiduciosi che i volumi torneranno, dopo un biennio magro, sui livelli di tre anni fa. Sulla qualità, come al solito, sospendo il giudizio: nonostante l’uva meravigliosa, preferisco parlarne in marzo».

Frena invece Giuseppe Martelli, dg di Assoenologi, secondo cui «la qualità dell’uva è degna di considerazione, anche se la siccità lascerà il segno. Dal punto di vista quantitativo si profila un anno superiore alle medie degli ultimi anni, ma aspettiamo almeno metà settembre per dare un minimo di certezza».

Più a Sud, primi grappoli di Pinot grigio raccolti anche in Sicilia occidentale, nella zona di Menfi. «Abbiamo iniziato a raccogliere il Pinot Grigio, la varietà più precoce, lunedì scorso - precisa Salvatore Li Petri, vicepresidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia -. L’annata si presenta equilibrata dal punto di vista vegetativo: abbiamo osservato un ottimo stato sanitario di uve e vigneti. Probabilmente ci sarà un po’ di uva in eccedenza, ma sempre relativamente a rese basse, che al massimo possono arrivare a 90 quintali per ettaro ».

Con queste premesse, spiega Coldiretti, l’Italia dovrà rinunciare al primato produttivo rispetto alla Francia, dove le stime per il 2015 del ministero dell’agricoltura indicano una produzione a 46,6 milioni di ettolitri, in calo dell’1%. Intanto nel primo trimestre del 2015, l’export di vino italiano ha segnato una crescita, secondo Assoenologi, del 3,8% a valore e un calo del 2,1% in quantità, «con previsioni di crescita di almeno due punti sia a valore che in quantità - conclude Martelli - al traguardo dei primi sei mesi del 2015».

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