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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2015 alle ore 06:36.

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VIcenza

Racconta di avere inaugurato ogni tratta fin qui l’anziano vescovo emerito di Verona monsignor Carrara, che ieri ha benedetto il completamento della A31 Valdastico Sud. Una storia travagliata, fra ricorsi al Tar e problemi di falde che hanno imposto ritardi e richiesto modifiche e adattamento al progetto originario. Ieri il taglio del nastro dei sette chilometri mancanti, quelli fra il casello di Agugliaro e Noventa Vicentina, che prima separavano due monconi e ora uniscono l’arteria che taglia il Veneto in verticale e promette di guardare all’intero contesto della mobilità europea, ma anche di portare sviluppo. I 54 chilometri da nord a sud attraversano tre province e si aggiungono ai 36 del tratto Vicenza-Piovene Rocchette, aperto al traffico nel 1976. A volerla erano stati Flaminio Piccoli, Mariano Rumor e Antonio Bisaglia, originari rispettivamente di Trento, Vicenza e Rovigo, da cui il nome PiRuBi con cui ancora viene indicata. «Manca ancora la Pi», ricorda Achille Variati, presidente della Provincia di Vicenza, alludendo al mancato sbocco a Nord. La vicina Provincia autonoma di Trento ha infatti detto no, nel gennaio 2013, e ancora non c’è l’accordo: lo scorso 6 agosto il Cipe ha avviato la procedura che prevede la creazione di un comitato paritetico fra Stato, Regione Veneto e Provincia autonoma chiamato a definire entro 45 giorni «la soluzione più rispondente agli obiettivi trategici europei, nazionali e locali, e nei successivi 30 giorni a sottoporre la soluzione al Cipe stesso». Il Veneto non perde tempo, e «ha già provveduto alle nomine dei propri rappresentanti – ha detto il governatore della regione Luca Zaia – I rapporti con Trento sono buoni, se ci sarà intesa su questo che per noi è un nuovo valico (fino all’innesto con la A22, ndr) potrà realizzarsi anche il progetto della Valsugana». Al ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Graziano Delrio, Zaia chiede «una norma ombrello che ci metta in condizione di rinunciare o rivedere opere progettate magari 15 anni fa, quando nel frattempo inchieste, nuova viabilità e la crisi economica hanno cambiato completamente il contesto». Sulla scrivania del ministero, risponde Delrio, «ci sono fascicoli che portano la data degli anni Settanta e Ottanta. O un’opera si realizza nei tempi giusti, oppure nasce vecchia». E sul completamento della Valdastico, Delrio, che ha dichiarato «l’Italia ha bisogno di completare le opere», sottolinea che «questa scelta non intacca la scelta di fondo del governo italiano verso un Paese dove le merci viaggiano attraverso ferrovia».

La Valdastico Sud, intanto, si presenta come modello di innovazione e sicurezza: l’importo di 1.245 milioni, senza oneri a carico dello Stato, è stato sostenuto dalla concessionaria A4 Brescia Verona Vicenza Padova Spa, che ha introdotto soluzioni per la salvaguardia dell’ambiente. «L’opera aiuterà il rilancio di questa parte del Veneto che finora ha sofferto una mancanza di sviluppo anche a causa della difficoltà di collegamenti», è l’opinione di Roberto Zuccato, presidente degli industriali della regione. Quanto a Vicenza,«già adesso siamo la provincia che ha agganciato con un anno di anticipo la ripresa, a tassi tripli rispetto alla media, e la prima per export pro capite – ricorda Giuseppe Zigliotto, leader degli industriali berici –. Ora abbiamo una marcia in più».

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