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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2015 alle ore 06:37.

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ROMA

Sono 500 le imprese che hanno risposto finora all’iniziativa “Crescere in digitale” richiedendo l’attivazione di almeno uno dei 3mila tirocini (retribuiti 500 euro al mese) per lo sviluppo di progetti digitali. Si rivolge agli oltre 700mila giovani disoccupati che fin qui si sono iscritti al Garanzia Giovani l’iniziativa presentata ieri dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dal presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello e dal public policy manager di Google in Italia, Diego Ciulli che si pone il duplice obiettivo di rafforzare l’occupabilità dei ragazzi e di favorire la digitalizzazione delle Pmi. Il percorso formativo disponibile gratuitamente sulla piattaforma www.crescereindigitale.it realizzata da Google si compone di diverse fasi; si parte con 50 ore di training online (tra i docenti figura Vint Cerf chief internet evangelist di Google insieme a testimonianze di imprenditori del made in Italy raccolte da Fondazione Symbola e Università Ca’ Foscari).

I giovani che supereranno il test conclusivo del percorso formativo potranno accedere ai laboratori sul territorio coordinati da Unioncamere e dal sistema delle Camere di commercio, e saranno selezionati dalle imprese per accedere agli oltre 3mila tirocini retribuiti che avranno una durata di 6 mesi. Arriva dal Veneto, dalla Toscana, Lombardia, Abruzzo e Campania la gran parte delle adesioni al progetto che sarà attivo fino a fine 2016, ma le imprese interessate a ospitare un tirocinante possono continuare a esprimere interesse sul sito compilando un modulo dedicato. I tirocini sono finanziati dal progetto Garanzia Giovani cofinanziato dalla Ue, in caso di successiva assunzione del tirocinante le aziende avranno incentivi fino a 6mila euro.

Per il ministro Poletti sarebbe «autolesionistico abbandonare l’infrastruttura Garanzia giovani» che intende «mantenere attiva indipendentemente da quello che deciderà l’Ue, anche se chiuderà il suo finanziamento». Lo Bello ha ricordato che «solo il 5% delle imprese italiane è attivo nell’ecommerce contro il 14% della media dell’Ue» , l’iniziativa punta a «innalzare le competenze digitali dei ragazzi per trasferirle alle imprese». Ciulli ha rilanciato l’allarme della Commissione europea: «Entro il 2020 ben 900mila posti di lavoro rischiano di restare vacanti per la carenza di competenze digitali e in Italia questa contraddizione è ancora più stridente».

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