Economia

Il 12% delle Pmi del Nordest non arriva alla terza generazione

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Il 12% delle Pmi del Nordest non arriva alla terza generazione

Quello del passaggio generazionale è da sempre uno dei nodi irrisolti delle imprese del Nordest. Il tessuto di piccole e medie imprese che caratterizza l’economia territoriale è rappresentato attraverso il modello di impresa familiare, senza manager o capitali esterni.

Ma la crisi ha posto davanti a numerose Pmi il problema della successione, del rafforzamento patrimoniale e della solidità aziendale. Secondo uno studio PricewaterhouseCoopers, quasi la metà delle imprese familiari nordestine deve fronteggiare la staffetta padre-figli, ma appena il 12% arriva alla terza generazione. In Italia si stima che le aziende familiari siano circa 784mila, pari a oltre l’85% del totale e pesino in termini di occupazione circa il 70%. Se l’incidenza delle imprese familiari è in linea con Francia (80%), Germania (90%), Gran Bretagna (80%), l’Italia si distingue per il minor ricorso a manager esterni: il 66% delle imprese familiari ha il management composto interamente da componenti della famiglia (26% in Francia, 10% in Gran Bretagna).

Un gap che segnala l’urgenza di gestire al meglio il “passaggio generazionale”, momento cruciale nella vita di un’impresa. Anche perché meno di 1/3 delle aziende sopravvive al ricambio e meno di 1/5 supera la seconda generazione. I temi sono stati affrontati da un seminario promosso da Confindustria Padova dal titolo “Strategia e azione per il passaggio generazionale e il cambiamento aziendale: il ruolo del private equity”. Alla base dell’incontro, la convinzione che il «cambiamento» sia requisito necessario per sopravvivere in un contesto competitivo in continua evoluzione, favorendo l’innovazione e nuovi modelli di business; he le azioni organizzative e finanziarie servano per governare al meglio la trasformazione e che i benefici del private equity siano fondamentali per la continuità del business aziendale, la gestione manageriale, l’inserimento di risorse qualificate.

«Il passaggio generazionale è uno dei momenti cruciali nella vita di un’impresa familiare e l’ingresso di un fondo di private equity nell’azionariato può rappresentare una modalità interessante, che in molti casi ha funzionato, perché può generare una cultura d’impresa sempre più evoluta - la dichiarazione di Marco Stevanato, componente della Giunta e delegato Confindustria Padova all’Internazionalizzazione e vice presidente di Stevanato Group -. Va in questo senso l’azione di sensibilizzazione di Confindustria Padova alle Pmi».

Aprire il capitale dell’impresa a investitori istituzionali porta vantaggi e benefici in termini di solidità aziendale e credibilità a livello internazionale, è stato detto a Padova. Una maggiore sensibilizzazione su questo fronte porta ad un accrescimento di valore per l’azienda stessa.

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