Incubatrici per neonati con le stampanti 3D
Un promotore finanziario che riesce a radunare ogni anno 100mila persone riflettendo su come far rendere il denaro non guardando al passato ma pensando al futuro. Gli chiedono di cercare soldi e lui, oltre ai soldi, trova idee. Una di queste appassiona Giancarlo Orsini che da nemmeno un anno gli si dedica con molto entusiasmo e così nasce Open biomedical initiative. La scommessa è quella di mettere a disposizione di quei 5 miliardi di popolazione che non vi ha accesso, prodotti biomedicali essenziali come arti artificiali. E questo “stampando” gli oggetti esattamente dove servono utilizzando le stampanti 3D comandate con software che portano con sé il segreto costruttivo di quell’arto che, ovviamente, viene fatto su misura. «Tutto questo dopo appena sette mesi di lavoro sul punto – spiega Giancarlo Orsini co-funder di Open biomedical initiative – che ora vedono al lavoro 5.200 volontari in 5 continenti. Adesso il nostro obiettivo è partire dai bambini, dalla loro nascita, realizzando, sempre con stampanti 3D, incubatrici che da noi sono normali, ma ci sono Paesi al mondo in cui non se ne sono mai viste e la vita viene sacrificata al suo inizio. Per la prima volta stamperemo e ripareremo incubatrici a distanza». Tutto gratis? Si, gratis. Ma con una funziona fondamentale affidata all’utilizzatore: il feedback, la valutazione della qualità del prodotto che così migliorerà per effetto dei consigli di chi lo usa. Giancarlo Orsini viene da Modena, la capitale del secondo distretto biomedicale al mondo, ed è convinto di far crescere il distretto anche con questa iniziativa: «Il nostro sistema consente di far crescere qualitativamente i prodotti e di customizzarli sempre più».
Gi.Co.