Economia

Italia leader nel riciclo industriale dei rifiuti

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Industria

Italia leader nel riciclo industriale dei rifiuti

  • –Jacopo Giliberto

Sorpresa. L’Italia, il Paese più con la più solida industria del riciclo in Europa, importa come materie prime da riciclare 5,9 milioni di tonnellate di rifiuti (soprattutto rottame di ferro di cui abbisognano le acciaierie) e nel frattempo l’Italia paga per esportare 450mila tonnellate di spazzatura (non materiali da riciclo: proprio l’immondizia, come quella che Napoli non sa smaltire) da bruciare a caro prezzo come combustibile negli impianti di teleriscaldamento che intepidiscono le case di tedeschi e olandesi. È questo uno dei dati della nuova edizione del rapporto «L’Italia del riciclo» della Fise Unire (l’associazione di Confindustria che raccoglie le aziende del ricupero rifiuti) e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Il rapporto non si limita a censire i soli imballaggi riciclati attraverso le raccolte differenziate comunali: è il ritratto su dati 2014 dell’intero settore della rigenerazione dei materiali, anche quella che passa direttamente dall’industria che produce residui riutilizzabili all’industria che li usa come materie prime.

Dal rapporto si evince che tutti i settori del ricupero sono in crescita. Ovviamente aumenta la rigenerazione degli imballaggi, 7.800 tonnellate compresi quelli industriali, ma cresce il riciclo anche di lane e abiti usati (+12% nonostante che le imprese soffrano la concorrenza di un’area oscura di attività poco trasparenti), il legno (usato soprattutto dal fortissimo settore dei pannelli truciolari per mobili, affamato di materie prime), i rottami di auto demolite, gli pneumatici (129mila tonnellate soprattutto grazie ai consorzi di ricupero come Ecopneus), i vecchi apparecchi elettrici ed elettronici che sono fonte di rame e altri materiali pregiati (+3%).

L’Italia ha un’antichissima e consolidata industria di rigenerazione, nata in Italia secoli fa (quando non millenni fa, con la siderurgia degli etruschi) e molti Paesi spediscono i loro sottoprodotti a riciclare in Italia. I rifiuti importati dall’Italia nel 2014 hanno raggiunto 5,9 milioni di tonnellate, in gran parte costituiti da rottami ferrosi destinati alle acciaierie lombarde e friulane, mentre 3,8 milioni di tonnellate sono stati esportati, con una prevalenza di carta straccia e materie plastiche.

Per i materiali da imballaggio sono altissimi i tassi di riciclo di carta (80%), acciaio (74%), alluminio (74%) e vetro (70%).

«Il riciclo in Italia è riuscito a resistere alla recessione prolungata restando competitivo», osserva Anselmo Calò, presidente dell’Unire. «Ma è necessario scoraggiare lo smaltimento in discarica, migliorare la qualità dei materiali raccolti, razionalizzare e semplificare il contesto normativo». Sottolinea Calò che l’Europa ha appena varato il pacchetto sull’economia circolare la cui applicazione in Italia è impedita da «punti non chiari e conflittuali fra le diverse legislazioni».

Aggiunge Edo Ronchi, il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che quand’era ministro dell’Ambiente aveva impostato la legislazione sul riciclo, che «con le modifiche proposte dalla Commissione europea a tutte le Direttive sui rifiuti e di fronte ai nuovi obiettivi di riciclo più impegnativi al 2025 e al 2030, sarà necessario recuperare anche le zone ancora arretrate, aumentare e migliorare le raccolte differenziate, procedere a rafforzare industrializzazione e innovazione nel settore».

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