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Novacoop regala 690mila pasti ai poveri del Piemonte

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Novacoop regala 690mila pasti ai poveri del Piemonte

Ansa
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Oltre 690mila pasti, per un valore di 3,45 milioni di euro. È quanto ha devoluto in beneficienza, lo scorso anno, Novacoop. Lo ha ricordato Ernesto Dalle Rive, presidente della cooperativa, presentando il bilancio sociale di Novacoop proprio mentre entra in vigore la legge contro gli sprechi alimentari. Ovviamente l’impegno della catena di grande distribuzione piemontese è proseguito anche quest’anno, coinvolgendo anche il Cottolengo che, quotidianamente, ritira l’invenduto di Fiorfood (il negozio aperto in Galleria San Federico, nel centro di Torino) per distribuirlo ai poveri.

Ma l’impegno sociale di Novacoop si estende ad altri settori. A partire dai circa 5mila dipendenti che, nel 2015, hanno potuto beneficiare di sconti ed agevolazioni per un totale di 950mila euro tra acquisti nei circa 70 punti vendita ed agevolazioni per assicurazioni, riparazioni domestiche, teatri, palestre. Ma Novacoop, che è già entrata nel settore dei carburanti e delle farmacie, sta per rendere operativo l’ingresso sul mercato del gas e dell’energia elettrica con la nascita di Nova Aeg. Inizialmente l’offerta sarà rivolta ai dipendenti, poi verrà estesa ai soci (più di 768mila) ed al grande pubblico.

D’altronde il gruppo - ha assicurato Dalle Rive - non vuole limitarsi ad essere un leader della grande distribuzione organizzata. E a fianco dell’efficienza, mira a mantenere i valori della solidarietà, della partecipazione. Anche le aperture dei punti vendita in periferie dimenticate di Torino serve a coinvolgere i cittadini, così come le iniziative per i giovani o le attività sportive per i soci, con ricadute positive anche sul fronte sanitario.

Iniziative che piacciono anche all’assessore al Commercio di Torino, Alberto Sacco. Pronto ad inserire Fiorfood in un percorso del turismo enogastronomico subalpino, ma non a derogare alla decisione di favorire il commercio tradizionale, evitando l’apertura di nuovi grandi centri commerciali. Ma, prosegue Sacco, occorre anche confrontarsi con il territorio circostante. Perché è inutile difendere le botteghe tradizionali ed i piccoli negozi di Torino se poi, a Settimo Torinese (dunque a poche centinaia di metri dal confine di Torino) si aprono mega strutture commerciali.

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