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Dossier Il credito di mobilità debutta in Belgio

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    Dossier | N. 20 articoliAuto aziendali e mobilità business: ecco tutte le nuove tendenze e le dinamiche del mercato

    Il credito di mobilità debutta in Belgio

    E se invece di concedere in uso un’auto aziendale per soddisfare le necessità di mobilità (lavorativa e personale) dei dipendenti si desse loro un budget da gestire liberamente con cui organizzare secondo le proprie preferenze tutti gli spostamenti? A prima vista sembrerebbe un provvedimento talmente innovativo da poter essere considerato quasi rivoluzionario, se non che, a ben guardare, c’è già chi lo sta mettendo in atto.

    In Belgio, in particolare, il cosiddetto credito di mobilità è già sperimentato sul campo da un numero consistente di dipendenti. Il punto di partenza per arrivare a questa soluzione è semplice ed è un dato che definire allarmante è riduttivo: nel 2015 i belgi hanno trascorso mediamente 44 ore in coda nel traffico. In Italia le ore trascorse in coda, sempre nel 2015, sono state 19, secondo il rapporto Traffic Scorecard 2015.

    Questa situazione ha riflessi ampiamente negativi in termini di consumi di carburante, costi di gestione dell’auto e tempo perso per i dipendenti. Per dare un valore a queste voci possiamo affidarci ad un rapporto del TomTom Traffic Index, che ha quantificato in 560 milioni di euro all’anno il costo del traffico per le aziende che hanno la propria sede nelle prime 14 città più trafficate d’Italia. Questi dati evidenziano la necessità di un’alternativa più efficiente per la mobilità aziendale e personale rispetto all’uso di un’autovettura privata. In Belgio il problema è stato risolto affidando ai dipendenti un budget da gestire per organizzare la propria mobilità, con auto o senza.

    I risultati di questa sperimentazione sono sorprendenti: dando la possibilità ai dipendenti di cinque aziende di decidere come utilizzare il budget di mobilità a loro affidato, l'uso delle auto è sceso dall’80% al 50%, mentre quello della bici ha avuto una crescita sorprendente, passando dal 10% al 22%; anche l’uso del treno è aumentato (dall’8% al 24%) così come è cresciuto l’uso di autobus (dallo 0 al 4%).

    La possibilità di stabilire liberamente quale mezzo di trasporto utilizzare per i propri spostamenti ha quindi prodotto uno scostamento dalla rituale mobilità, che si è rivelata troppo auto-centrica. Ma questo non porta automaticamente all’abbandono totale dell’auto: infatti una possibilità è che invece di un’auto di grande cilindrata (quali sono spesso quelli in uso aziendale) e quindi con un canone di noleggio medio alto, il dipendente scelga di noleggiare, ad un costo minore, un’auto di cilindrata e dimensioni più contenute, destinando la cifra risparmiata a un abbonamento al treno o ai servizio di bike sharing. Di questa situazione, finora descritta solo a livello teorico, ci sono anche esempio pratici che coinvolgono aziende di grande importanza. Siemens Belgio, ad esempio, dal 2013 offre ai propri dipendenti l’innovativo programma “mobilité à la carte”. Tutto il personale in possesso di una vettura aziendale può decidere di allocare una parte del budget destinato all’auto ad altre soluzioni di trasporto più in linea con le proprie esigenze. Scegliendo una vettura più piccola o con meno optional, il dipendente può risparmiare un importo da dedicare a diverse alternative per la mobilità. Da tempo Siemens incoraggia l’uso dei trasporti pubblici e della bicicletta, assumendo a proprio carico una parte dei costi.

    A questo punto è lecito porsi una domanda: quanto potrebbe funzionare un sistema del genere nel nostro Paese, dove i trasporti pubblici mediamente funzionano male (pur con delle eccellenze) e i servizi della sharing economy sono ancora in fase di sviluppo? Ovviamente la scelta di utilizzare un’auto o di affidarsi a modalità di trasporto alternative dipende dall’efficienza che tali alternative possono garantire (ed in questo l’Italia non eccelle). Per poter fare in modo che il credito di mobilità possa prendere piede c’è quindi bisogno di una strategia integrata, di investimenti pubblici e di incentivi allo sviluppo di nuove tecnologie. La chiave del successo della soluzione del budget di mobilità, però, sta nella libertà di scelta concessa ai lavoratori su come organizzare gli spostamenti in base alle proprie esigenze, possibilità e desideri.

    «In questi ultimi anni stiamo constatando un cambiamento di politica nelle flotte: anziché mettere a disposizione dei propri dipendenti esclusivamente veicoli a uso promiscuo, sempre più aziende tendono a concedere un importo che i dipendenti possono allocare tra diverse alternative di mobilità», sottolinea Luc Pissens, presidente della Belgian federation for fleet & mobility management. Anche le società di noleggio sembrano aver colto questa tendenza, e in effetti recentemente tendono a sottolineare la trasformazione da fornitrici di veicoli a fornitrici di mobilità, il che comporta un approccio del tutto diverso, in linea con quanto è alla base del credito di mobilità.

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