Capitale del design con 23mila imprese e 154mila addetti attivi nel settore, sede del Salone del Mobile più famoso al mondo, che martedì prossimo inaugura la sua 58esima edizione – Milano finalmente ha il suo Museo del design. Il suo primo Museo del design, per essere precisi: quello che sarà inaugurato ufficialmente lunedì alla presenza del premier Giuseppe Conte, all’interno della Triennale, con 200 pezzi tra i più iconici della produzione creativa italiana dal 1946 al 1981, esposti in circa 1.300 mq al piano terra dell’edificio.
Un secondo museo – in zona Paolo Sarpi e sotto l’egida dell’Adi (Associazione design industriale) – aprirà nel 2020 e lo stesso museo della Triennale sarà presto ampliato, per arrivare a ospitare 1.600 pezzi, la totalità della collezione della Triennale, su un totale di 6mila mq. Il mese prossimo sarà lanciato un concorso internazionale di architettura per l’ampliamento, che prevede la creazione di uno spazio ipogeo nel giardino della Triennale.
Lunedì prossimo, in occasione dell’apertura ufficiale, sarà firmato un accordo tra Adi e Triennale per la creazione di un’associazione unitaria, che comprenderà anche il circuito dei Musei d’impresa presenti nel Milanese e nella Brianza, con l’obiettivo di creare attorno al capoluogo lombardo un vero e proprio «polo del design» degno di un territorio che ospita molti tra i più importanti brand internazionali dell’arredamento, della moda e in generale dell’industria legata alla creatività progettuale.
La collezione del Museo del Design della Triennale è stata suddivisa in ordine cronologico, dal 1946 al 1981, con l’obiettivo di agevolare la visita fornendo una chiave di interpretazione storica e chiara, sottolineata anche da un allestimento pulito e minimale, che punta a dare il massimo risalto alle opere e fornire approfondimenti sulla storia e il contesto in cui ogni oggetto è stato progettato, attraverso l'esposizione di materiali in gran parte inediti provenienti dagli Archivi della Triennale: fotografie, campagne pubblicitarie, packaging originali. In alcuni casi, gli oggetti sono accompagnati dai prototipi che hanno portato alla realizzazione del prodotto finale.
La selezione presenta uno dei periodi di più grande influenza del design e dei
designer italiani nel mondo, dall’immediato dopoguerra, gli anni del miracolo economico, fino ai primi anni Ottanta quando, spiega il direttore Joseph
Grima, alcune correnti e designer – come Ettore Sottsass e Memphis – segnano un vero spartiacque nella storia del design italiano
(e, di fatto, internazionale).
«Prima ancora di essere un luogo di custodia e salvaguardia della memoria
storica del design italiano, questo Museo ha l’ambizione di essere un luogo di ispirazione, secondo il senso più antico della parola museo – spiega Grima. –. Abbiamo quindi deciso di includere nel percorso alcune
voci degli autori che hanno creato gli oggetti esposti, cui è stato chiesto di raccontare in maniera semplice e diretta la
genesi delle loro creazioni e le condizioni culturali alle quali ogni oggetto rispondeva».
Per il presidente della Triennale Stefano Boeri, «L’apertura del Museo del design italiano rappresenta la prima fase di un progetto più ampio e a lungo termine, sostenuto dal ministero per i Beni culturali e dagli altri soci di Triennale e concordato con Adi e Assolombarda, con cui Triennale sta costituendo un'associazione». L’obiettivo è sia l’arricchimento della collezione attraverso politiche d’acquisizione mirate e nuove collaborazioni con archivi, aziende, scuole, università, musei, sia l’ampliamento in Triennale degli spazi destinati al Design, allo scopo di fare della nostra istituzione il più importante centro internazionale dedicato al design italiano». L’apertura e l’organizzazione di questa prima fase è costata circa 500mila euro, mentre per il Museo del Compasso d’Oro il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha annunciato lo stanziamento di 10 milioni di euro.
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