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SFILATE COUTURE

A Parigi Armani Privé festeggia dieci anni di alta moda, da Chanel i fiori in 3D

L’infatuazione tecnologica non è mai stata parte del linguaggio della haute couture, espressione, ancora, di un mondo analogico nel quale è la mano, umana e imperfetta ma sommamente inventiva, a creare ogni cosa, non la macchina, infallibile ma gelida. Se si escludono le derive spaziali di Rabanne e Courrèges negli anni Sessanta, visioni di una modernità così inesorabile da risultare tuttora attuali, la couture tende a guardare indietro, a preservare uno status quo artigianale che è sovente anche estetico e culturale.

Questo vale anche adesso che l’alta moda continua a perdere la propria connotazione élitarista, almeno dal punto di vista del gusto, per diventare solo un aspetto, certamente non il più progressivo ma indubbiamente il più esclusivo, del multiforme panorama fashion. In tema di analogico, a colpire in questi giorni a Parigi, come già nelle scorse settimane della moda uomo francese e italiana, è quanto la natura - fiori, piante - stia diventando centrale nell’ispirazione dei designer. Una natura sospesa, fiorita, silenziosa, rasserenante: il contrario esatto delle durezze abrasive della metropoli; l’'equilibrio ritrovato in mezzo agli squilibri logoranti della vita moderna; la bellezza dall’attimo inafferrabile contro l’eternità dell’artificiale che mai si consuma.

Giorgio Armani, ad esempio, festeggia in forma smagliante i dieci anni del suo Armani Privè con una sfilata ambientata in una foresta stilizzata di bambù e popolata di flessuose donne bambù, il tailoring liquido scolpito da impalpabili soffi di vento, le superfici animate da nervature sapienti, le stampe acquerellate che ombreggiano e seducono. È una levità assoluta a dominare, smaterializzando ogni durezza persino sui gioielli, scultorei ma trasparenti. Unico segno forte, le cinture da judo che cingono la vita, marziali ed evanescenti. Dice backstage lo stilista, il cui percorso creativo da sempre bilancia forza e delicatezza: «Il bambù è flessuoso e resistente: ha un tronco nodoso da cui si staccano ramoscelli delicati. È la perfetta metafora della donna che ho cercato di rappresentare».

Una compresenza di efflorescenze barocche e precisioni affilate sintetizza la dualità affascinante della creatività di Giambattista Valli, forse il vero couturier contemporaneo, innamorato della tecnica ma capace di rompere le iconografie, come quando mette i pantaloni sotto l’abito da ballo o moltiplica i petali su una cappa solenne e futurista. La collezione, precisa, si muove tra due estremi e convince. Da Chanel, infine, è un tripudio di fioriture in 3D, pop-up e grafiche, che animano abiti dalle linee pulite e i colori tenui, indossati, per un tocco di grunge, con il beanie e la veletta. Mai pago di innovare, Karl Lagerfeld continua a cambiare: il soffio di elegante giovanilismo è rinfrancante.

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