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Per i filati un 2014 in calo - Giù fatturato ed export

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Tessile

Per i filati un 2014 in calo - Giù fatturato ed export

Le esportazioni italiane di filati sono scese l'anno scorso dell'1,9% a 881 milioni di euro, penalizzate soprattutto dalla filatura laniera. Il dato, sommato alla discesa non sorprendente del mercato italiano, riporta il fatturato della filatura made in Italy a 2.913 milioni (-2,2%), più o meno sui livelli del 2010. Il saldo commerciale, complice la ripresa dell'import (+0,7%), si riduce a 45 milioni di euro, secondo un'elaborazione di Sistema moda Italia.

È pur vero che, quando si parla di filati italiani, l'export diretto di settore (il 30% circa) dovrebbe sommarsi con quello indiretto, legato alla maglieria realizzata nel nostro Paese (soprattutto dai grandi marchi) e poi venduta all'estero. Ma, anche volendo tener conto di questa “aggiunta”, sorprende davvero il calo di esportazioni segnato dall'industria italiana della filatura nel 2014, che peraltro non ha la Russia tra gli sbocchi principali.
Capire che cos'è successo nell'ultimo anno alla filatura italiana non è facile. Di certo il primo semestre è stato più brillante, mentre negli ultimi mesi il mercato si è raffreddato a causa dei freddi venti russi e della cautela cinese negli acquisti d'alta gamma. Ma è anche vero che, sempre più, l'andamento differisce per aziende, specializzazioni, aree, tanto che l'export di filati del distretto pratese ha segnato +10,2% nei primi nove mesi 2014 a 226,6 milioni).

E infatti anche le previsioni dei produttori che presentano le collezioni per la primavera-estate 2016 al Pitti Filati di Firenze (fino a domani alla Fortezza da Basso espongono 128 marchi), non sono di segno univoco.
Resiste chi si rivolge all'alto di gamma e investe nell'innovazione di prodotto, come la marchigiana Cariaggi che nel 2014 ha toccato i 103,5 milioni di fatturato (+1%), per il 35% all'export, e che quest'anno guarda in particolare agli Stati Uniti per incrementare le vendite oltreconfine. Corre la pratese Lineapiù, 42 milioni di fatturato 2014, in crescita del 12%, e una nuova filatura con 15 addetti appena partita per far fronte all'aumento produttivo. «Siamo passati da 964mila kg a 1,07 milioni – spiega il titolare Alessandro Bastagli – e abbiamo allargato la filatura interna per controllare la qualità. I nostri clienti ci chiedono di “osare”, e noi stiamo sviluppando la parte creativa e l'ingegnerizzazione del filo». I filati fantasia trainano anche la pratese Pecci Filati, 18,5 milioni di ricavi 2014 (+10%), e la previsione di crescere anche quest'anno grazie all'export e alla nuova azienda, Filati Naturali, posizionata nel top di gamma e pronta a servire i grandi marchi italiani e francesi.

Sulla strada verso l'innalzamento di gamma prosegue il più grande gruppo italiano di filati, il biellese Zegna Baruffa, 110 milioni di fatturato 2014 (-5%), per il 50% estero, e 900 dipendenti. «Manteniamo la produzione totalmente italiana – spiega l'ad Paolo Todisco – e aumentiamo le quote di prodotti di fascia alta, che hanno margini maggiori».
A partire dalla prossima stagione, a dare una mano ai produttori italiani di filati dovrebbe essere anche la svalutazione del dollaro, che per adesso ha avuto l'effetto di aumentare i prezzi delle materie prime. «Il futuro resta di difficile lettura – dice Federico Gualtieri, vice presidente di Filpucci – e nemmeno gli Usa sono esenti da problemi, visto che si sta riscontrando un preoccupante indebolimento di marchi consolidati e dominanti. Una situazione senza precedenti».

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