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Galeries Lafayette a Doha, in vista lo sbarco a Milano

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Galeries Lafayette a Doha, in vista lo sbarco a Milano

DOHA - Non importa avere 200 anni di riserve di gas naturale, con le conseguenze da molti zeri che questa ricchezza comporta. Il Qatar ha un'altra strategia per il suo futuro, che ha battezzato “Vision 2030”: diventare un Paese che non trae più la sua prosperità dalle fonti energetiche, ma dalla cultura, trasformandosi in “hub” per questo settore, ben differenziato dai “turistici” vicini degli Emirati. Un cambiamento profondo che influirà anche sui luoghi simbolo dello shopping nell'area del Golfo: i mall.

Il modello del “Villaggio”, il più grande mall della capitale Doha, mecca da un milione di visitatori al mese con il suo canale con le gondole veneziane e la pista da pattinaggio sotto una volta affrescata con i colori del cielo sarà passato remoto quando, a settembre 2016, aprirà il mall “Katara Plaza”, che occuperà 38mila metri quadrati sui 2 milioni del “Katara Cultural Village” con teatri, cinema e gallerie d'arte, inaugurato nel 2010 sulla strada che porta ai quartieri del nuovo lusso qatarino, The Pearl e Lusail, per volere diretto dell'emiro Al Thani.

Il nuovo mall è frutto di una joint venture fra la fondazione Katara e il gruppo Ali Bin Ali, uno dei principali del Paese, specializzato nel retail e nella distribuzione di fashion&luxury brand, e costerà circa 400 milioni di riyal (102 milioni di euro). Al suo interno aprirà anche il primo store Galeries Lafayette del Qatar, con circa 14mila metri quadri suddivisi fra shopping e quattro ristoranti, a distanza di sei anni dall'inaugurazione di Dubai, con un progetto firmato dall'architetto Bruno Moinard, la prima Spa Evian del Medio Oriente, da circa 2700 metri quadri, e uno speciale “children mall”.

A parte un contratto già firmato con Graff Diamonds, che occuperà uno spazio da 85 metri quadri, c'è riserbo sui brand che saranno presenti nel mall, anche se l'obiettivo è offrire un mix fra marchi premium e luxury ai visitatori che vorranno fare shopping dopo un concerto della Qatar Philharmonic Orchestra. Visitatori di nuova generazione, che potranno dunque apprezzare anche l'alto tasso di “heritage” di molti marchi italiani, anche minori: «Nel nostro portfolio abbiamo già Ermanno Scervino , Jacob Cohen e Quis Quis - spiegaNabeel Ali Bin Ali, vicepresidente di Ali Bin Ali Group - ma siamo sempre in cerca di altri marchi in grado di aumentarne il valore». E alla domanda se un giorno il gruppo potrà finanziare questi brand di eccellenza del “made in Italy”, risponde: «Siamo aperti a ogni possibilità, e di certo i marchi italiani, che sono il centro del mondo del lusso, sono molto interessanti per noi - prosegue -. La moda italiana piace molto in Qatar, e a provarlo c'è anche il crescente numero di qatarini che viaggiano in Italia per lo shopping».

Intanto anche il Qatar continua ad accogliere un flusso di turisti sempre più intenso, cresciuto del 7% nel primo semestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013,a fronte di una popolazione residente duplicata a 2,2 milioni negli ultimi sette anni, e che vanta il pil pro capite più alto del pianeta (93mila dollari nel 2013 secondo la World Bank). E per i mondiali di calcio del 2022, la Fifa ha chiesto 60mila stanze d'albergo in più.

Numeri irresistibili per Galeries LaFayette, che ha “solo” cinque store all'estero dei suoi 65 totali e ha scelto Doha per il suo sesto: «Devono essere delle città “capitali”, non importa se istituzionali - afferma Laurent Haynez, senior vicepresident strategy & business development del gruppo francese, che ha chiuso il 2013 con 3,8 miliardi di ricavi -. Per esempio, in Italia abbiamo scelto Milano perché è la città più matura e ricca del Paese. Abbiamo grandi aspettative, sia per il mercato locale che per i turisti (le Galeries apriranno all'interno del mall Westfield Milan, progetto da 48mila metri quadri e da 1,3 miliardi che aprirà entro il 2018 a poca distanza dall'aeroporto di Linate, ndr). In generale nei nostri store all'estero per noi sono molto importanti i marchi locali, che cerchiamo di mantenere in una percentuale del 30% sul totale».

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