Il mini-euro, il calo del costo del petrolio e il Quantitative Easing varato dalla Bce: sono questi i tre grandi eventi che, insieme alla ripresa dell'economia Usa, potrebbero innescare in Italia la crescita tanto auspicata. Una ripresa, intanto, c'è stata: secondo i dati Istat elaborati dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, nel 2014 il fatturato del comparto moda e design ha segnato un +2,9% sull'anno precedente. Il dato è stato presentato durante il Fashion&design open innovation day che l'istituto di credito organizza da quattro anni per mettere in contatto investitori e start up, con un occhio rivolto ai trend e un altro alla tecnologia.
La sfida di questo macro-settore che unisce due grandi eccellenze del made in Italy – la moda e il design nelle loro più svariate accezioni che vanno dal tessile alla gioielleria fino agli elettrodomestici – si gioca, ora più che mai, su scala globale. A trainare la crescita del fatturato 2014, infatti, sono stati i mercati esteri: il valore delle esportazioni dei comparti tessile, abbigliamento, pelle e mobili è cresciuto del 4,1%, grazie a un +4,7% registrato nell'Europa a 28 e un +3,4% extra-Ue. Quest'ultimo dato risulta in frenata rispetto ai due anni precedenti: la causa è da ricercarsi nella difficile situazione che coinvolge l'area ex Urss – la svalutazione del rublo, abbinata alla crisi politica – e il calo del prezzo del petrolio che sta avendo riflessi sia sull'economia russa sia su quelle dei Paesi Opec.
Se il primo cliente del comparto moda-design made in Italy è la Francia, seguita da Germania e Paesi Eda (Corea del Sud, Hong Kong, Malesia, Singapore, Taiwan e Thailandia), ad aver registrato tassi di crescita maggiori nel 2014 sono le esportazioni verso gli Stati Uniti. Nel 2015 il Pil Usa salirà del 3,2%, secondo le previsioni di Intesa: «Le prospettive di crescita dell'economia a stelle e strisce, unite al fattore cambio che dovrebbe mantenersi a favore della moneta americana per tutto il 2015, renderanno gli Usa una piazza ancor più interessante per le imprese italiane - spiega Stefania Trenti, Head of industry office della Direzione studi e ricerche -. Lo è già stata nel 2014: secondo i dati dell'US Census bureau, le importazioni americane di fashion&design dall'Italia sono cresciute del 9,6%, un ritmo nettamente superiore rispetto a quanto registrato dai competitor (+4%)». Per primeggiare ulteriormente e su scala più ampia - i Paesi che beneficiano indirettamente del rafforzamento del dollaro spaziano dalla Cina agli Emirati – le imprese italiane devono potenziare la propria vocazione internazionale. E coniugare il proprio know how con le nuove tecnologie.
Della sinergia tra conoscenze pregresse e dimensione hi-tech sono testimonianza concreta le otto start up che hanno illustrato i propri progetti ai 150 presenti all'Innovation day (di cui 50 imprese, 25 investitori potenziali, 40 istituzioni), con l'obiettivo di ottenere finanziamenti e stringere accordi di partnership che possano contribuire a far crescere l'azienda a livello globale. Le “giovani” imprese sono le finaliste della quarta edizione del cluster Fashion&design di Start Up initiative, piattaforma di accelerazione internazionale attraverso cui, dal 2009, Intesa Sanpaolo seleziona promettenti realtà hi-tech e le mette in contatto con il mercato. «Sta avvenendo un processo di riconfigurazione della competitività industriale: ci sono aziende tradizionali che sono in crisi – dice Livio Scalvini, responsabile Innovazione e crescita imprese di Intesa Sanpaolo – e dall'altro realtà neonate che hanno bisogno di essere accompagnate nell'incontro con gli investitori. Il nostro ruolo è quello di un connettore». Dall'edizione pilota a oggi il programma ha fatto incontrare 540 startup con circa 6.500 tra investitori e imprese per un totale di oltre 55 milioni di euro raccolti.
Sei delle otto aziende che ieri hanno chiesto i finanziamenti necessari per lo sviluppo - dai 420mila euro di Rentez Vous ai 650mila di Dis, fino agli 800mila di Molopolo – sono italiane o sono state fondate da italiani all'estero. Tutte rileggono in chiave più prossima che futuribile alcune delle eccellenze tradizionalmente legate al made in Italy: dall'abbigliamento alle calzature hand made, dall'occhialeria al product design passando per la cosmesi. Tutte con ambizione, ma anche con un indice di ritorno sull'investimento ben chiaro, sia in testa sia su carta.
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